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"Viveva da anni nella paura che qualcosa di grave le sarebbe potuto accadere nella sua vecchia abitazione", ha dichiarato il legale della famiglia della vittima, la 32enne Valentina Giunta
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Ha confermato di aver ucciso a coltellate la madre, la 32enne Valentina Giunta, nella sua abitazione a Catania. È quanto ha ribadito il quindicenne, fermato due giorni fa dalla polizia, nel lungo e sofferto interrogatorio davanti al Gip del Tribunale per i minorenni. Il giudice, a quarantotto ore dalla misura, ha convalidato il fermo per il minorenne, accogliendo la richiesta del pm Carla Santocono. Poi ha emesso un'ordinanza cautelare e il giovane è stato trasferito in un Istituto penitenziario minorile.
Ma per la Procura resta ancora da chiarire se il ragazzo abbia avuto un "aiuto" nel delitto, anche nel corso del suo allontanamento, durato diverse ore. Il quindicenne non ha fatto ritrovare l'arma. E ha ancora gli abiti sporchi di sangue che indossava quando ha ucciso la mamma. Ma per i magistrati il movente è chiaro.
Il movente - Secondo quanto spiegano dall'ufficio giudiziario, l'ordinanza del Gip "cristallizza la ricostruzione della condotta materiale del giovane che, negli ultimi mesi viveva con la nonna paterna essendosi determinato a lasciare la casa della madre nonostante la stessa avesse mantenuto un atteggiamento protettivo verso il figlio, a fronte delle ostilità alimentate dalla famiglia del padre, detenuto da tempo per gravi reati, anche contro la persona".
Questi scontri, in base a quanto confermato anche dalla cugina della vittima, erano sfociati anche in aggressioni e in due denunce, poi archiviate dopo il ritiro delle querele delle vittime. I familiari della 32enne temevano per la sua vita e avevano cercato di convincerla a trasferirsi lontano da Catania, in Germania, per allontanarla dal contesto violento in cui era costretta a vivere. "In famiglia sapevamo che correva dei rischi - ha detto la cugina Cristina Bonanzinga - e avevamo paura, per questo la incitavamo ad andare via".
La testimonianza della famiglia della 32enne - La famiglia di Valentina, che è parte offesa nell'inchiesta, chiede, tramite il proprio legale, l'avvocato Salvatore Cannata, "chiarezza". "Viveva da anni nella paura che qualcosa di grave le sarebbe potuto accadere nella sua vecchia abitazione e per questo da alcuni mesi si era trasferita insieme al padre in un'altra casa presa in affitto", ha spiegato Cannata. "Nell'ultimo anno - ricostruisce il legale - sono stati diversi gli episodi di violenza, anche gravi, che hanno visto come persone offese Valentina Giunta e la sua famiglia e come protagonisti attivi la famiglia del suo ex convivente". In questo quadro, secondo la tesi della famiglia della donna, il suo figlio più grande si era nel tempo molto legato ai nonni paterni e avrebbe sviluppato risentimento verso la madre che, a suo modo di vedere, avrebbe 'tradito' il padre scegliendo di tagliare i ponti con lui e con la famiglia. Un "tradimento" imperdonabile sfociato nel matricidio. La donna, ha ricostruito il medico legale, è stata colpita "con un'arma da punta e taglio al collo, al fianco e alla spalla sinistra che le cagionava la lesione di grossi vasi sanguigni con shock emorragico, che ne determinava la morte".