Brescia: l'uomo, un anno fa, aveva accoltellato a morte la donna e rincorso la figlia con l'arma in mano
I sedici anni inflitti dal tribunale di Brescia sono pochi per quello che ha fatto, il pardre avrebbe meritato una pena più aspra. Francesco e Alice, i figli di Tullio Lanfranchi, non hanno dubbi e chiedono giustizia per la mamma, Gloria Trematerra, uccisa il 17 aprile di un anno fa dal marito nella casa di Niardo, Brescia, dove avevano vissuto fino a poche settimane prima.
L'omicidio - La donna, insegnante di inglese, da tempo sopportava in silenzio le violenze del marito. Aveva deciso di andar via, di portare con sè i ragazzi di 19 e 23 anni. Vivevano in una casa protetta. Quel venerdì sera Gloria era rientrata nell'appartamento di famiglia per recuperare qualche vestito. E' scoppiata l'ennesima lite con l'ex. Lui l'ha colpita con un grosso coltello da cucina, poi ha rincoroso la figlia Alice ferendola ad una mano.
Il timore dei figli - All'uomo, condannato a 16 anni di carcere e tre di ospedale psichiatrico, è stata riconosciuta la semi infermità mentale. Ma, dicono i figli, il suo non è stato un delitto d'impeto. Al momento della sentenza, li ha guardati e ha chiesto loro se fossero soddisfatti. In tutti questi mesi l'uomo non ha mai mostrato segni di pentimento. Il loro timore è che, tra qualche anno, lui possa tornare libero e - dicono - "terminare il lavoro lasciato in sospeso un anno fa". "Nostro padre si sente vittima di una congiura", ribadiscono. "Per andare avanti abbiamo bisogno della certezza che non metta più piede fuori dalla prigione".