La vicenda riguarda potenzialmente tutti i 4.512 minori ucraini – tra i 4 e i 16 anni – presenti in Italia
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I minori ucraini sfuggiti alla guerra e arrivati in Italia rischiano di essere rimpatriati. Tutto è nato un paio di mesi fa, quando il tutore di circa cento orfani minorenni, nominato dal console ucraino, ha stabilito che dovessero tornare nel loro Paese. Tutore che ora è indagato per minacce. A riportare il caso è Il Fatto Quotidiano, il quale chiarisce che la spiegazione ufficiale per l'eventuale rientro dei minori è che è necessario per motivi di studio. Tuttavia, secondo le accuse, il tutore dice ai bambini e ragazzi che se non dovessero accettare la proposta potrebbero subire conseguenze sgradevoli in futuro. Sul caso indaga la procura di Catania, ma la vicenda non riguarda solo i 150 ragazzi presenti in città, bensì potenzialmente tutti i 4.512 minori ucraini – tra i 4 e i 16 anni – presenti in Italia. Sempre secondo Il Fatto, episodi simili si stanno verificando anche a Bergamo.
Il rimpatrio vorrebbe dire che i 16enni potrebbero presto - al compimento dei 18 anni – ritrovarsi al fronte. Eppure, secondo il decreto emanato dal governo ucraino sul "trasferimento temporaneo (evacuazione) dei minori e delle persone residenti", il ritorno è previsto espressamente "dopo la cancellazione della legge marziale". Dunque, sicuramente non ora che la legge marziale è ancora in corso. Inoltre, la decisione che in questo caso è stata presa dal tutore dovrebbe "scaturire 'dalla amministrazione militare della città-stato di Kiev'. Il rientro è consentito in caso di 'procedura di adozione' in corso in patria, oppure su 'domanda del bambino che esprime il desiderio di ritornare' e, se maggiore di 16 anni, per 'motivi di studio'. Se poi la decisione riguarda 'gruppi di bambini e persone (...) in via eccezionale' può avvenire 'dopo aver preso tutte le misure globali per prolungare il soggiorno dei bambini e delle persone negli istituti in cui sono stati trasferiti (evacuati) dall'amministrazione militare regionale della città di Kiev nel luogo di ubicazione permanente dell'istituto (...)'".
Sul caso è intervenuto il tribunale dei minori, affermando che il diritto di nominare il tutore in questione non spettava al console ucraino ma al tribunale dei minorenni. Il console ha presentato ricorso in Cassazione e quest'ultima, in base alle norme contenute dalla Convenzione di Vienna del 1996, gli ha dato ragione.
Infine, per rendere efficace il ritorno in Ucraina, i minori devono essere d'accordo e non sempre lo sono. In questo caso, per la legge si crea un conflitto tra loro e il tutore, che deve essere risolto da una terza figura, un curatore speciale, la cui nomina è sempre affidata al console. La procura, però, sta chiedendo al tribunale civile la nomina di un ulteriore curatore speciale che si pronunci sul conflitto e, così facendo, è riuscita a bloccare la partenza di altri minori finché i giudici non decideranno se l'ulteriore curatore speciale è necessario.