La lettera invita la donna a lasciare il dipartimento di scienze politiche e sociali. La minaccia è arrivata alla vigilia dell'ultima prova del concorso per diventare docente ordinaria
Una busta con una lettera intimidatoria e la zampa di un animale, forse una volpe. Questo è quanto è stato trovato la scorsa settimana da Francesca Rescigno, docente associata del dipartimento di Scienze Politiche, all'interno della buchetta dove solitamente trova le tesi dei suoi studenti. Un fatto che ha scosso profondamente la donna, che ora chiede il trasferimento a un diverso dipartimento.
La professoressa ha immediatamente denunciato il fatto alla polizia, che sta indagando per scoprire chi e per quale motivo abbia mandato la busta. Per quanto riguarda il movente sono soprattutto due le piste su cui si stanno concentrando gli inquirenti. Una è legata a un concorso per diventare docente ordinaria, dove Francesca è arrivata fino alla prova finale, anche se alla fine la scelta è ricaduta su un altro professore. Il messaggio, arrivato alcuni giorni prima della prova, recitava: "Rescigno hai già perso! Ora vattene dal Dipartimento, puoi farti male”. Un altro possibile motivo è legato agli interessi della docente, giurista impegnata in temi scomodi, come la difesa dei diritti delle persone migranti, delle donne, e degli animali.
La lettera è stata trovata nella buchetta all’ingresso di palazzo Hercolani in pieno centro a Bologna, in un giorno in cui avrebbe avuto anche alcuni ricevimenti. Nella stessa buca della posta solitamente le vengono lasciate anche le tesi e i lavori da parte dei suoi studenti. Secondo la docente per conoscere la buchetta, bisogna essere studenti o comunque conoscere il dipartimento, cosa che fa pensare che il mittente possa essere proprio una persona interna a esso.
Nel frattempo la Rescigno ha chiesto il trasferimento a un altro dipartimento, anche a causa della mancanza di supporto da parte dei vertici dell’Ateneo, come confermato a Repubblica: "La cosa stupefacente per me è avere avuto una minaccia così grave e non aver ricevuto la protezione dall’istituzione accademica: inutile fare il comitato unico di garanzia o la giornata contro la violenza sulle donne se poi non fai nulla e lasci al suo destino chi subisce certe cose. Si poteva scindere la vicenda concorsuale da quella personale, mi sarei aspettata un atto di solidarietà ufficiale dalle istituzioni, non solo messaggi privati del tipo: che brutta cosa. Ora voglio solo cambiare dipartimento e andare dove forse le mie competenze potranno essere più apprezzate, spero che almeno questo mi sia concesso”. Nelle ultime ore sono comunque arrivati diversi messaggi di supporto a partire da quello del rettore Giovanni Molari, che ha definito la vicenda come "Un atto gravissimo e inqualificabile".