L'OPINIONE

Vaccino anti-Covid, il presidente della Consulta: "L'obbligo non è incostituzionale ma serve una legge"

Giancarlo Coraggio: "Serve una campagna per rassicurare e persuadere, io mi vaccinerò perché è un obbligo morale"

30 Dic 2020 - 08:26
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"La possibilità di trattamenti sanitari obbligatori è prevista dalla Costituzione ma richiede una legge". Così Giancarlo Coraggio, presidente della Consulta sull'ipotesi di rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid. "Io mi vaccinerò e mi chiedo come ci si possa sottrarre a quest'obbligo morale. Serve una campagna per rassicurare e persuadere", ha spiegato in un'intervista a Repubblica.  

Obbligo o non obbligo - Giancarlo Coraggio, 80 anni, è appena stato eletto (il 18 dicembre 2020) presidente della Consulta. E ha parlato del vaccino contro il coronavirus da un punto di vista giuridico e non solo. Ora che la campagna vaccinale è partita, infatti, si sono aperte le discussione sulla possibilità o meno di rendere obbligatorio il vaccino. Il viceministro alla Salute Sileri, ad esempio, ha detto che si potrebbe pensare a questa opzione nel caso in cui la campagna non dovesse raggiungere i 2/3 della popolazione.

Serve la certezza dei dati scientifici - Coraggio ha parlato di cosa prevede la Consulta in questi casi. "Nelle nostre sentenza abbiamo scritto che, in primo luogo, serve la certezza dei dati scientifici, attestata dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. In secondo luogo è necessaria l'accertata indispensabilità, per la tutela della salute e della vita dei cittadini, di un così pervasivo intervento", ha detto al quotidiano La Repubblica. 

Serve una legge - La Costituzione italiana, comunque, prevede la possibilità di trattamenti sanitari obbligatori "ma richiede una legge: e la legge può essere sottoposta al Sindacato della Corte costituzionale", ha aggiunto Coraggio. Che poi dal punto di vista personale non ha dubbi: "Io mi vaccinerò". In ogni caso, ha spiegato, "serve una campagna vaccinale per rassicurare e persuadere quanti hanno timori e perplessità". 

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