"Quella tragedia reca il peso di grandi responsabilità umane. La Repubblica non ha dimenticato. Dare una cornice di sicurezza alle nostre comunità significa saper apprendere la lezione. L'uomo non deve diventare nemico della natura"
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Alla cerimonia di commemorazione della tragedia del Vajont, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dice che si tratta di un "tormento che, 60 anni dopo, turba e interroga le coscienze". E, ricordando le 1.910 vittime del disastro afferma: "Siamo qui a rendere memoria di persone, quelle che sono morte il 9 ottobre 1963, e di quelle che sono sopravvissute, che hanno dovuto lasciare le loro case e che hanno lottato strenuamente per ricostruirle, per rimanervi".
Il Capo dello Stato sottolinea poi le "pesanti responsabilità umane" spiegando che "quel disastro venne paragonato a quello determinato dallo spostamento d'aria derivante dall'esplosione di un ordigno nucleare. La tragedia che qui si è consumata reca il peso di grandi responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro.
Mattarella rende poi omaggio al generale Giampaolo Agosto. "Allora giovane ufficiale - racconta -, intervenuto con gli uomini al suo comando, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, ha ricordato, in queste settimane, che i suoi soldati, di fronte a tanto orrore, avevano gli occhi fissi nel vuoto. Vogliamo sforzarci oggi di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli Alpini, non c'erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato".
E ancora: "Assicurare una cornice di sicurezza alla nostra comunità significa saper apprendere la lezione. L’interazione dell'uomo con la natura è parte dell'evoluzione della natura stessa. Perché l'uomo è parte della natura, ma non deve divenirne nemico. Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico, come ci ha ricordato anche Papa Francesco. Si tratta di saper porre attenzione e governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione, l'umanità stessa".