Nelle nuove linee guida sulla formazione dei sacerdoti, si ribadisce che "la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità"
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Per essere ammessi in seminario bisogna fin dall'inizio mostrare "l'orientamento alla vita celibataria. In quest'ottica non ci sarà uno sbarramento agli omosessuali in quanto tali ma a "coloro che praticano". E' quanto si legge nelle nuove linee guida della Cei sulla "formazione dei presbiteri nelle chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari". Viene quindi ribadito che "la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità".
"L'obiettivo della formazione del candidato al sacerdozio nell'ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, di scegliere liberamente e vivere responsabilmente la castità nel celibato - prosegue il testo -. Essa 'non è un'indicazione meramente affettiva, ma la sintesi di un atteggiamento che esprime il contrario del possesso. La castità è la libertà dal possesso in tutti gli ambiti della vita. Solo quando un amore è casto, è veramente amore. L'amore che vuole possedere, alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende in felici. Dio stesso ha amato l'uomo con amore casto, lasciandolo libero anche di sbagliare e di mettersi contro di Lui'".
Quindi il testo prosegue: "Il celibato per il Regno dovrebbe essere inteso come un dono da riconoscere e verificare nella libertà, gioia, gratuità e umiltà, prima dell'ammissione agli ordini o della prima professione. Questo non significa solo controllare i propri impulsi sessuali, ma crescere in una qualità di relazioni evangeliche che superi le forme della possessività, che non si lasci sequestrare dalla competizione e dal confronto con gli altri e sappia custodire con rispetto i confini dell'intimità propria e altrui".