L'autopsia eseguita sul corpo del barista ha rilevato ferite provocate da un oggetto contundente
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Continuano le indagini sulla morte di Alex Marangon, il 26enne scomparso durante un raduno sciamanico a Vidor (Treviso) e trovato morto su un isolotto nel Piave dopo due giorni di ricerche. L'autopsia eseguita sul corpo del barista di Marcon (Venezia) ha rilevato numerose ferite alla testa, verosimilmente provocate da un oggetto contundente.
L'esame è stato eseguito dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima. All'autopsia erano presenti anche i carabinieri ai quali la Procura della Marca ha affidato l'indagine.
Alex, che a Vidor era andato con un conoscente dicendo che si recava a una festa, è scomparso il 30 giugno e ritrovato privo di vita due giorni dopo. Il ragazzo, secondo alcuni testimoni, era stato visto allontanarsi dall'abbazia verso il Piave seguito da due persone che erano al raduno. I due, però, hanno detto di aver desistito nel seguirlo tornando sui loro passi. "Ci aspettavamo altro dall'autopsia - dice Stefano Tigani, legale dei familiari del giovane -, pensavamo agli aspetti legati ai riti, quindi a qualche cosa che avesse bevuto e che avrebbe portato ai reati legati alla cessione di sostanze stupefacenti. Invece ci troviamo di fronte a un omicidio, anche se preferisco attendere di vedere il referto dei medici". Per Tigani c'è poi "quel sospetto dettato dal buco di tre ore dalla scomparsa di Alex alla chiamata per avere aiuto. Ora tutto diviene sempre più incomprensibile con una trama che si infittisce".
Dopo il primo esame del medico legale sul corpo, ciò che era stato notato - una tumefazione a un occhio e una lacerazione all'addome - aveva portato a pensare a traumi da caduto o rotolamento per il viso, mentre la ferita è stata attribuita al morso di una volpe. L'autopsia, comunque, non è conclusa. Ci sono da valutare tutti gli aspetti tossicologici. I riti a cui Alex si è sottoposto prevedevano l'assunzione di una tisana con effetti psichedelici a base di ayahuasca e diverse piante amazzoniche. Decotto che Alex, secondo i testimoni, ha assunto una prima volta di giorno andando poi a bagnarsi nel Piave assistito da altri partecipanti, per poi berne una seconda dose la sera prima di allontanarsi, secondo i testimoni, verso il fiume, rimanendo da solo. L'autopsia è stata disposta dal pm Giovanni Valmassoi, titolare dell'inchiesta, che aveva aperto un fascicolo per morte in seguito ad altro reato, e che, per il momento, non vede iscritto alcun indagato.