La somministrazione è avvenuta in assenza di prescrizione medica e senza necessità terapeutiche. Gli esami hanno confermato oppioidi nel sangue
© ansa
La polizia di Stato di Verona ha arrestato un'infermiera di 43 anni in servizio all'ospedale civile della città, per aver somministrato morfina ad un neonato, in assenza di prescrizione medica e senza necessità terapeutiche, provocandogli un'overdose con importante arresto respiratorio. La donna aveva definito il neonato "rognoso" mentre lo teneva in braccio davanti alle colleghe.
L'arresto è avvenuto in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Livia Magri su richiesta del pm Elvira Vitulli. Il piccolo ero ricoverato nel reparto di Terapia intensiva neonatale e gli esami effettuati successivamente hanno confermato la presenza di oppioidi nel sangue.
Gli agenti della squadra mobile di Verona avevano verificato che il neonato, poco prima dell'episodio, stava bene, non assumeva alcun farmaco e attendeva di essere dimesso il giorno dopo. Ma inspiegabilmente, dopo le 24 del 9 marzo, il piccolo aveva subito ripetute crisi respiratorie che avevano reso necessario il suo trasferimento in terapia intensiva per le opportune manovre di rianimazione.
Dal momento che il quadro clinico era peggiorato, l'infermiera aveva subito ordinato alla collega di somministrare al piccolo un farmaco "antagonista" degli oppiacei, indicando anche il dosaggio. Immediatamente dopo, il bambino aveva ripreso a respirare autonomamente. Gli accertamenti medici successivi avevano rivelato che la crisi respiratoria era dovuta all'assunzione di morfina, avvenuta certamente poche ore prima dell'evento.
Un'assunzione che, oltre a non essere mai stata prescritta, non poteva neanche essere riconducibile a un errore, perché la morfina viene somministrata di norma ai neonati per via endovenosa e non orale o nasale, come certamente è avvenuto in questo caso.
Le indagini hanno poi fatto emergere che prima della crisi respiratoria, nonostante il piccolo fosse stato accudito solo dall'infermiera arrestata e da una collega, era stata proprio la donna a risolvere il problema della crisi respiratoria, somministrando appunto il farmaco antagonista. Nell'indagine interna della Asl sul caso, pero, la stessa infermiera aveva dichiarato che non ricordava chi avesse somministrato quel farmaco.
E in precedenza, mentre teneva in braccio il piccolo, lo aveva definito "rognoso" davanti alle altre colleghe, confidando a un'altra infermiera di utilizzare abitualmente morfina e benzodeazepina, anche senza prescrizione, somministrandola ai neonati per via orale o nasale per calmarli, convinta che non ci fossero pericoli.
I poliziotti hanno anche accertato che nella notte in cui si è verificato l'episodio un solo neonato nel Reparto di Terapia Intensiva Neonatale aveva in prescrizione la morfina, che effettivamente era stata prelevata dalla stessa infermiera. Pertanto nessun altro medico o infermiere aveva preso o somministrato nelle ore serali questo stupefacente.