Al Teatro comunale di Lonigo sarebbe dovuta andare in scena la celebre opera, ma gli artisti hanno ricevuto da Kiev l'ordine di fermarsi perché il compositore è russo
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Al Teatro comunale di Lonigo, in provincia di Vicenza, sarebbe dovuto andare in scena l'iconico "Lago dei cigni", uno dei più famosi e acclamati balletti del XIX secolo. Sarebbe, perché il corpo di ballo ucraino ha cancellato lo spettacolo dopo che gli artisti sono stati contattati dalla National Opera of Ukraine e dal ministero della Cultura ucraino che hanno intimato loro di fermarsi. Il motivo? Il compositore dell'opera è il russo Petr Cajkovskij.
Lo spettacolo era a scopo benefico - Una decisione, secondo quanto si legge nel sito del Comune, presa dopo i gravi fatti occorsi a Bucha, Hostomel e Mariupol. Lo spettacolo, che era tra l'altro a scopo benefico con l'intento di devolvere l'intero incasso a sostegno del popolo ucraino, sarà sostituito con "Giselle", balletto classico-romantico in due atti del 1841.
La nota del Comune - Il Comune ha poi fatto sapere di accettare "a malincuore" una simile decisione: "Il prezioso contributo degli sponsor ha permesso al Teatro comunale di organizzare l'evento a scopo benefico e di devolvere l'intero incasso a sostegno del popolo ucraino. Confidiamo pertanto nella vostra comprensione e auspichiamo che lo spettacolo possa essere ugualmente di vostro gradimento. Il Teatro Comunale scusandosi per il disagio arrecato si impegna, comunque, a rimborsare il biglietto a coloro che non fossero più interessati a partecipare e che lo richiederanno alla biglietteria", si legge ancora nella nota.
Il precedente di Dostoevskij - La censura a Cajkovskij è solo l'ultimo caso: nelle settimane precedenti ci sono stati altri episodi in cui la cultura russa è finita nel mirino di chi ha deciso di mostrare solidarietà all'Ucraina e disprezzo alla Russia mettendo in mezzo la più nobile della facoltà umane, cioè l'arte. E' immediato così il ricordo di quanto accadde all'Università di Milano Bicocca, dove il 2 marzo l'ateneo decise di sospendere il corso su Dostoevskij di Paolo Nori per, così diceva la motivazione, "evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto momento di forte tensione".
Censura culturale - Dopo le numerose polemiche l'Università fece una decisa retromarcia, comunicando la decisione di tenere regolarmente il corso senza però riuscire a cancellare la sgradevole sensazione di una censura culturale che avrebbe la pretesa di condannare fatti di cronaca attuali andando a colpire, quasi a caso, simboli di una cultura e di un'eccellenza del passato russo.
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