Le motivazioni della sentenza del tribunale veneto. Il padre e la madre di Eleonora Bottaro avevano curato la leucemia della diciassettenne seguendo il metodo Hamer: "Negato il diritto alla vita"
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"L'ordinamento non pone il diritto di vita o di morte dei figli nelle mani dei genitori, al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l'obbligo di proteggere". Questa è la motivazione con cui lo scorso giugno sono stati condannati a due anni di reclusione per omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell'evento i genitori di Eleonora Bottaro. La ragazza è morta nel 2016 a diciassette anni di leucemia per essere stata curata solo con vitamine e cortisone.
Secondo i giudici del tribunale di Padova i genitori di Eleonora, Lino e Rita Bottaro, avrebbero avuto "il preciso dovere di attivarsi per garantire alla figlia il diritto primario, quello di vivere". Invece "hanno fatto tutto quanto era in loro potere per sottrarre Eleonora alle cure che la potevano guarire, sia direttamente, negando il consenso che giuridicamente spettava loro esprimere, sia indirettamente, lasciando Eleonora in una falsa convinzione di guarigione".
La diciassettenne era stata curata seguendo il metodo Hamer, rifiutando la chemioterapia e trattando la malattia solo con vitamine e cortisone. Secondo la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari, Eleonora sarebbe stata plagiata dai genitori, che le avrebbero precluso l'unica terapia in grado di salvarle la vita. "Sottrarre la figlia all'unica cura che la scienza medica conosce e che, fortunatamente, è anche una cura con elevata possibilità di successo, non è una scelta che risponda a prudenza e perizia", si legge nella sentenza. "La salute di un figlio non può essere lasciata al mero arbitrio del genitore che senza alcun vincolo possa adottare qualunque scelta a suo piacimento, come se il figlio fosse una sua mera estensione secondo una prospettiva che, dietro una apparente modernità, finisce per negare al figlio la sua natura di soggetto autonomo portatore di diritti propri".