Uno degli eventi più drammatici del Dopoguerra italiano che causò 84 vittime e oltre 180mila senzatetto nel territorio in provincia di Rovigo
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Nel novembre del 1951 la regione del Polesine fu travolta da una terribile alluvione che causò 84 vittime e più di 180mila senzatetto. Riconosciuta come la prima grande catastrofe ambientale dell'Italia repubblicana, l'esondazione violenta del Po mise in ginocchio la società e l'economia delle campagne nel territorio della provincia di Rovigo e, in parte, di quella di Venezia. Il comune più colpito fu quello di Occhiobello, sulla riva sinistra del Po.
Durante le prime due settimane del novembre del 1951 si verificarono intense precipitazioni lungo tutto il corso del fiume Po, che gonfiarono la piena principale assieme a quelle dei singoli affluenti, determinando un'ondata letale che si infranse con tutta la sua forza "a valle", nel Polesine.
"Il Po sta straripando ovunque", "L'acqua sale di quattro centimetri l'ora", "Gli abitanti di Polesine evacuati con le zattere". Nelle cronache locali dell'epoca si legge tutta la preoccupazione di una regione per una catastrofe annunciata. Nel tardo pomeriggio del 14 novembre 1951 l'argine sinistro del Po si ruppe e milioni di metri cubi d'acqua abbandonarono le "rotte" e si riversarono nelle campagne. Migliaia di persone persero la casa e tutti i loro beni e l'economia dell'intera regione venne irrimediabilmente compromessa. Lo storico Giovanni De Luna ha descritto la "Rotta di Occhiobello" come "una disastrosa disfatta militare e la fuga dei contadini sembra rievocare l'immagine di un esercito in ritirata".
L'alluvione del Polesine si verificò a soli sei anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, che aveva lasciato il Paese in condizioni di grande indigenza e distruzione. Questo fattore, unito al clima politico estremamente conflittuale e alla vocazione prettamente agricola del territorio veneto, rese ancor più difficile e impegnativa la ricostruzione. Moltissime delle famiglie polesane sfollate in seguito all'alluvione del 1951 non fecero più ritorno. Ed è occorso più di mezzo secolo per permettere al Polesine di affrancarsi definitivamente dalle conseguenze di uno degli eventi più drammatici del Dopoguerra.