La guardia di finanza ha disposto sequestri preventivi per oltre 600 milioni di euro. Operazioni e blitz anche all'estero
La guardia di finanza di Venezia ha scoperto una maxi frode ai danni della Ue su fondi Pnrr: sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 24 persone su richiesta di Eppo, la Procura europea, e sequestri preventivi per più di 600 milioni di euro. Sono oltre 150 i finanzieri impegnati nelle perquisizioni in otto Regioni. Interessati anche diversi Paesi europei, nei quali stanno operando forze di polizia slovacche, romene e austriache.
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Otto persone sono finite in carcere, 14 agli arresti domiciliari e due sono state interdette dallo svolgere attività professionale e commerciale. Le operazioni delle Fiamme Gialle sono state compiute in Veneto, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia.
Le 24 misure cautelari sono state disposte dal procuratore europeo delegato, Donata Patricia Costa. L'attività di frode è attribuita a un sodalizio criminale, con il coinvolgimento di vari prestanome e l'ausilio di quattro professionisti. In una prima fase l'attività fraudolenta ha riguardato progetti per decine di milioni di euro, finanziati con fondi del Pnrr erogati da Simest, società partecipata di Cassa depositi e prestiti, con l'obiettivo di sostenere le imprese italiane nel percorso di internazionalizzazione. Gli indagati in questo modo incassavano subito il 50% dei finanziamenti, per progetti che poi non avrebbero mai portato a termine.
Dalle indagini è emerso che l'organizzazione era dedita alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio e per il sostegno alla capitalizzazione delle imprese, per circa 600 milioni di euro. Le successive attività hanno consentito di portare alla luce, con la tecnica del "follow the money" ("segui il denaro", letteralmente), condotte di riciclaggio e autoriciclaggio dei profitti illeciti attraverso un reticolato di società fittizie costituite anche all'estero, in particolare in Austria, Slovacchia e Romania. La ricostruzione dei flussi finanziari illeciti è stata possibile grazie agli approfondimenti svolti dalla guardia di finanza su oltre cento segnalazioni di operazioni sospette, che hanno permesso di individuare i promotori e agevolatori del sodalizio criminale.
Parallelamente, i responsabili avevano affinato un apparato di riciclaggio, protetto da tecnologie di ultima generazione, e di società di cartolarizzazione dei crediti per occultare il business illegale e trovare nuove modalità di monetizzazione di crediti inesistenti. Tra i beni sottoposti a sequestro dai militari, figurano anche appartamenti e ville signorili, criptovalute, orologi di pregio, oro e auto di lusso.