Le vittime costrette a rotolarsi nell'urina. Un agente alla fidanzata dopo i pestaggi: "Ridevo come un pazzo"
Pugni, calci, umiliazioni e "sadiche torture" con l'utilizzo dello spray al peperoncino. Poi i racconti divertiti al telefono, le parole di vanto con la fidanzata dei pestaggi in Questura. Sono alcuni dei particolari che emergono dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere cinque poliziotti di Verona. In più di un'occasione le vittime, stando a quanto ricostruito, oltre a essere picchiate, sarebbero stato umiliate: gli agenti avrebbero negato loro il bagno e le avrebbero costrette a rotolarsi nell'urina sul pavimento. Il ministro Piantedosi: "Episodi di enorme gravità". Indagati altri 17 agenti.
Quella che il gip descrive nell'ordinanza di custodia cautelare per i cinque agenti di Verona finiti ai domiciliari è una lunga serie di violenze. Sistematiche, continuate nel tempo e condite da insulti razzisti e minacce di morte. Le 169 pagine che compongono il documento sottolineano, scrive il giudice, proprio la violenza di chi ha tradito la propria funzione commettendo reati "con preoccupante disinvoltura".
Gli indagati, un ispettore e quattro agenti, prendevano di mira i "deboli", quasi sempre persone straniere o senzatetto. Questa "circostanza che, da un lato - scrive il gip -, ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, dall'altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi indagati di rimanere immuni da qualunque conseguenza" forti del fatto che nessuna delle vittime avrebbe mai sporto denuncia. Si coprivano l'un l'altro, ridevano dei pestaggi, si vantavano delle botte quando fermavano qualcuno. Un "modus operandi consolidato" - ricostruisce il giudice di Verona Livia Magri - e "condiviso da numerosi operanti dell'ufficio Volanti della Questura".
I pestaggi avvenivano lontano dagli occhi indiscreti delle telecamere, in quello che veniva chiamato il "tunnel", un'area cioè dove non erano presenti sistemi di videosorveglianza. Particolare attenzione viene posta sul ruolo di uno degli agenti, Alessandro Migliore, del quale si sottolinea nell'ordinanza una "spiccata propensione criminosa". Il poliziotto, si legge nell'ordinanza, si è reso protagonista "di reati assai gravi", "torturando con sadico godimento, in più occasioni e in un arco temporale del tutto contenuto, diverse persone private della loro libertà personale anche semplicemente per l'identificazione, in totale assenza di necessità e con crudeltà".
Intercettato al telefono con la fidanzata, l'agente si vanta dei pestaggi. Alle vittime diceva: "Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom". "E io ridevo come un pazzo", raccontava alla ragazza. Parlava delle "stecche" sul volto sferrate alle vittime, dei calci e dei pugni. "Ho caricato una stecca amo', bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra", racconta al telefono.
Ma a picchiare erano tutti, sostiene ancora il giudice, prendendosi gioco delle loro vittime, utilizzando anche lo spray al peperoncino senza alcuna ragione, solo per il sadico gusto di umiliarle. Le pestavano tutti insieme, trascinandole nelle stanze della Questura, picchiandole e umiliandole fino a negargli il bagno costringendole a rotolarsi nell'urina sul pavimento. In un caso due poliziotti sono accusati non solo di aver picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche di averla costretta a urinare nella stanza fermati. Gli stessi l'hanno poi l'hanno spinta in un angolo facendola cadere a terra e usandola "come uno straccio per pulire il pavimento". "Com'è che Roberto non l'ha ammazzato", chiede un'agente intercettata ai colleghi. "Si' che l'ammazza", la risposta. "Lo buttiamo alla casa abbandonata, prende una scarpata nei cogl...". "Stai zitto, altrimenti entro dentro e vedi cosa ti faccio", una delle altre minacce nei confronti delle vittime.
"Da tali dialoghi si desume in maniera inequivocabile la consuetudine nell'utilizzo ingiustificato di violenza fisica", conclude il gip chiedendo la misura cautelare nei confronti di chi commetteva reati "piuttosto che prevenirli".
"Tutto quello che abbiamo fatto è stato doloroso ma doveroso. Il messaggio che vogliamo dare non deve avere sottintesi: la polizia di Stato non è disponibile a coprire alcun abuso, a maggior ragione quando sono commessi da chi, come noi, dedica la propria vita a difendere i cittadini". Lo ha detto Roberto Massucci, questore di Verona, commentando la vicenda che vede coinvolti i cinque poliziotti. "La divisa che portiamo va onorata ogni giorno, e questo non è un modo di dire. Anche in un momento doloroso come questo, sono fiero che la polizia di Stato abbia dato comunque le risposte che doveva". In un momento così difficile per noi abbiamo mostrato che la parte sana della polizia alla fine è quella che vince", ha spiegato.
"Le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell'onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio". Lo ha sottolineato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, assicurando che "la magistratura e la stessa polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto".
Oltre ai cinque poliziotti arrestati, nell'inchiesta ci sono altri 17 indagati: nei loro confronti la Procura della Repubblica scaligera ha avanzato al gip l'applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio.