Papa Francesco, ecco i nomi dei possibili successori
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In queste ore si susseguono voci e pronostici sul nome del prossimo Pontefice
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Con la scomparsa di Papa Francesco e l'inizio della sede vacante, tra i prossimi compiti dei cardinali ci sarà quello di scegliere il nuovo Papa, il 267esimo vescovo di Roma.
Da tutto il mondo porporati di nuova e vecchia nomina stanno raggiungendo Roma per partecipare alle congregazioni generali, ma anche al prossimo conclave che si terrà, dopo i giorni di lutto, nel mese di maggio.
In queste ore si susseguono voci, pronostici e tentativi di bruciare candidati più o meno forti. Il nome più forte tra i papabili in questo momento è quello del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco, 70 anni della provincia di Vicenza, fine diplomatico ed esperto di questioni mediorientali ed asiatiche. A lui si deve la firma del protocollo con la Cina per la nomina dei vescovi. Sarebbe una figura di mediazione tra riformatori e tradizionalisti.
Altro nome è quello di Matteo Zuppi, romano 69 anni, per tutti don Matteo. Presidente della Cei e Arcivescovo di Bologna. Legato storicamente a Sant'Egidio appare come il candidato che più di ogni altro oggi continuerebbe a governare sulla linea di papa Francesco con attenzioni speciale ai poveri e ai migranti.
Tra gli italiani anche il gran maestro dell'ordine del santo sepolcro, Fernando Filoni, diplomatico pugliese di 79 anni e il francescano Pierbattista Pizzaballa, 60 anni bergamasco, patriarca di Gerusalemme. In questo momento di guerra sarebbe la voce più autorevole e forte per chiedere la pace soprattutto in medio oriente. ma non gioca di certo a suo favore la giovane eta'.
Il porporato considerato il candidato di punta dei conservatori arriva invece dall'est Europa, è l'Arcivescovo di Budapest, Peter Erdo, già papabile nello scorso conclave, 72 anni, esperto di diritto canonico. Ratzingheriano di ferro è uno dei 5 cardinali creati da Giovanni paolo II che entreranno in questo conclave.
Se si guarda all'Asia il nome più quotato è quello del filippino Luis Antonio Tagle, 67 anni, un incarico in Vaticano dopo l'esperienza pastorale nella sua terra, come arcivescovo di Manila. Creato cardinale da Benedetto XVI scoppio' in lacrime quando Papa Ratzinger gli impose la berretta. Da uomo proveniente da una delle periferie del mondo, si è subito trovato in sintonia con Papa Francesco e con le sue scelte di privilegiare gli ultimi.
Non è escluso pero' che alla fine i cardinali scelgano un cosiddetto outsider, vicino al pensiero di Papa Francesco: ce ne sono diversi, come l'agostiniano Robert Rrevost, 69 anni americano di Chicago, missionario in Sudamerica con un curriculum di tutto rispetto. Oppure il carmelitano scalzo Anders Arborelius, 75 anni, ex luterano convertitosi al cattolicesimo in giovane età, è attualmente vescovo di Stoccolma e primo Cardinale della Scandinavia, abituato a una chiesa di minoranza, ha lavorato tanto nel dialogo con le altre confessioni cristiane. O ancora l'Arcivescovo di Marsiglia, Jean Marc Aveline, 66 anni, teologo francese, nato in Algeria. Insieme a loro l'arcivescovo di Barcellona, Juan Jose Omella, 79 anni, anche lui un passato da missionario, in Africa, e da sempre al servizio degli ultimi.
C'e' chi scommette che la Chiesa non sia ancora pronta per un Papa africano, i tempi non sono maturi, dicono. Ma se cosi' non fosse, il candidato più quotato è l'arcivescovo di Kinshasa, repubblica democratica del Congo, Fridolin Ambongo, frate cappuccino, 65 anni, considerato anche lui vicino alle posizioni dei conservatori. Fu uno dei cardinali che si oppose alle benedizioni per le coppie omosessuali, provvedimento voluto da papa Francesco come segno di vicinanza.
Fare pronostici impossibile in questo momento, del resto anche Jorge Mario Bergoglio nel 2013 fu individuato dai cardinali soltanto dopo il discorso tenuto in una delle ultime congregazioni prima del conclave. E poi c’è' un fattore imprevedibile persino per i più esperti commentatori di politica vaticana: lo Spirito Santo, che soffierà e deciderà autonomamente in che direzione guidare i voti dei cardinali