Prima della chiusura della centrale idroelettrica, avvenuta nel 1973, il borgo nel Bresciano era un importante centro economico
di Alessandra ParlaIl gorgoglio incessante dell'acqua che scorre lungo i torrenti che l'attraversano e nulla più. A Isola di Cevo, piccola frazione nel cuore della Valsaviore, nel Bresciano, non è rimasto più nessuno. Il signor Angelo Simoni, l'ultimo residente, è morto circa cinque mesi fa. Da allora le finestre delle poche case ristrutturate si aprono solo nel periodo estivo, quando gli emigrati tornano in paese per le vacanze.
Isola è un borgo fantasma immerso nella natura. Arrivati alla curva che porta nel centro una volta abitato, ci si ritrova catapultati davanti a un paesaggio che, già alle tre del pomeriggio, ha tutte le caratteristiche di una sceneggiatura da brivido. Penombra, edifici in pietra pericolanti e ricoperti di muschio, alberi folti intorno e nemmeno un'anima viva. Se non fosse per il signor Antonio, che si prende la briga di portare le crocchette ai gatti durante l'inverno, Isola rimarrebbe isolata dal mondo per giorni, settimane e perfino mesi.
Da metà ottobre fino ai primi di febbraio, nel paese non batte più nemmeno il sole. Le case si ripopolano in estate, quando i vacanzieri tornano nel paesino per godere della pace e dell'aria fresca che si respira. Il borgo sorge infatti come uno scoglio alla confluenza tra il fiume Poia ed il rio Piz, ed è proprio per questo motivo che prende il nome di Isola. L'acqua è stata la sua fonte di ricchezza fino al 1973, anno in cui ha chiuso i battenti la grande centrale idroelettrica che l'Enel aveva costruito nel 1907, dando lavoro a tante famiglie e trasformando la piccola Isola in un centro economico importante per la valle.
Oggi di quell'imponente costruzione non è rimasto altro che uno scheletro verde sbiadito. Rimane lì, al centro del paese, chiuso da una catena avvolta su un cancello arrugginito. Attorno ci sono le case degli operai che un tempo lavoravano nella centrale e la chiesetta di San Francesco di Paola. Porte e finestre sono tutte chiuse ma si riaprono in agosto, per la festa del santo. "Qui ci tengono tantissimo", spiega la signora Rita, titolare di una trattoria di Cevo.
Non solo a San Francesco, ma soprattutto a Isola. Silvio Citroni, sindaco di Cevo, racconta che l'ultimo residente, Angelo Simoni, c'ha vissuto da solo negli ultimi anni della sua vita. Prima a fargli compagnia c'era anche la mamma del prete, don Virginio Ferrari, che lavora a Milano e torna raramente in paese. Alla morte della donna però, il signor Angelo non si è perso d'animo e ha scelto di continuare a vegliare il paesino giorno e notte in solitudine. "Non aveva alcuna paura, diceva piuttosto di vivere tranquillo e in santa pace", ricorda la signora Rita.
C'è anche un altro posto del borgo al quale gli abitanti sono particolarmente legati. È l'ex cimitero militare nel quale vennero sepolti gli 85 soldati che il 3 aprile 1916 morirono nella valanga che travolse la caserma Campelio, al lago d'Arno. "Non sembra nemmeno un cimitero con tutto quel verde attorno", commenta la signora Rita. L'ultimo a essere sepolto è stato il signor Carmelo Silvestri, il 6 settembre scorso. Era un ex abitante di Isola che da anni viveva in provincia di Torino, ma aveva espressamente chiesto di tornare a riposare nella sua Isola. Ché, seppur "fantasma", continua a esserci.