"Chi lavora qui dentro ha il diritto di svolgere le sue funzioni in un ambiente che garantisca il rispetto della dignità di ciascuno", ha detto il presidente
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Il tribunale di Vicenza ha stilato un decalogo anti molestie che vieta ogni tipo di atteggiamento inopportuno all'interno del Palazzo, compresi sguardi insistenti e battutine sessiste, al quale dovranno sottostare i 200 dipendenti. "Chi lavora qui dentro ha il diritto di svolgere le sue funzioni in un ambiente che garantisca il rispetto della dignità di ciascuno", ha detto il presidente Alberto Rizzo al Corriere del Veneto. Quello di Vicenza è uno dei primi tribunali a imporre un regolamento simile.
Studiato dal "Comitato per il benessere organizzativo", composto per lo più da donne, vieta "pizzicotti e carezze", "richieste di prestazioni sessuali", "proposte di relazioni in cambio di vantaggi" ma anche "sguardi insistenti", "discorsi a doppio senso", "apprezzamenti verbali sul corpo", "allusioni alla vita privata sessuale" e gli "apprezzamenti rozzi". Sette consiglieri vigileranno sul rispetto delle regole.
"Nonostante le raccomandazioni dell'Europa, in Italia non esiste una legge specifica che indichi quali siano le condotte da vietare all’interno degli ambienti di lavoro. Da qui l'esigenza di dotarci di un codice che garantisca a tutti, donne ma anche uomini, un palazzo di Giustizia protetto non soltanto dalla molestia o, ancor peggio, dai ricatti di natura sessuale, ma anche da tutti quegli atteggiamenti che possono risultare umilianti o fastidiosi per chi li subisce, e che a volte si rivelano propedeutici ad azioni ben più gravi. Il fine è prevenire ogni possibile rischio. Questo è un luogo di lavoro non di corteggiamento né, tanto meno, di condotte discriminatorie o lesive", ha aggiunto Rizzo.