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Terrorismo, arrestato a Viterbo il presunto boss della mafia turca Baris Boyun | Smantellata la "sua" rete, 18 le misure cautelari

Era stato già fermato nell'agosto del 2022 a Rimini, a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso nei suoi confronti dal governo di Ankara e si trovava ai domiciliari

22 Mag 2024 - 08:48
 © agenzia

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Con un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone di origine turca ma che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia, la Procura di Milano ha smantellato una rete criminale guidata dal presunto boss della mafia turca Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara. Tra le accuse anche banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio. Lo stesso Boyun è stato portato via all'alba, con un'operazione di una task force congiunta di forze dell'ordine italiane e Interpol, da un appartamento di Viterbo, dove sembra stesse da tempo agli arresti domiciliari e piantonato.

© Tgcom24

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Le ordinanze di custodia cautelare

 Come precisato da una nota del ministero dell'Interno, dalle prime ore del mattino sono scattate le esecuzioni di ordinanze di misura cautelare nei confronti di 18 soggetti turchi, oltre a quello del boss turco Baris Boyun,  indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere aggravata anche dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un'associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici, detenzione e porto illegale di armi "micidiali" e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'operazione ha coinvolto centinaia di poliziotti tra la Svizzera e l'Italia.

L'avvio dell'inchiesta

 L'indagine è scattata nell'ottobre 2023 dopo l'arresto di tre componenti dell'organizzazione che cercavano di raggiungere la Svizzera: erano in possesso di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda. Dagli accertamenti successivi è emerso che i tre stavano facendo da scorta al loro capo, il 39enne Boyun, e alla compagna, che a loro volta viaggiavano su una macchina separata.

Rete che agiva in Europa

 Gli investigatori guidati dalla Procur hanno documentato come Boyun, da un'abitazione di Crotone dove era inizialmente ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo, continuava a dirigere e coordinare la sua rete che agiva in Europa. Si va dall'organizzazione dell'ingresso dei migranti, dietro tariffe, attraverso la rotta Balcanica, all'ordine di un omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo, fino all'obbligo per i suoi sodali di commettere reati anche terroristici in Europa, in particolare a Berlino. Tra i diciotto arrestati figura anche l'avvocato e il codifensore di Boyun, entrambi italiani.

La richiesta di estradizione in Turchia

 Recentemente il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, aveva chiesto al premier Giorgia Meloni, durante il suo viaggio istituzionale in Turchia, l'estradizione di Boyun. La Corte d'Appello di Bologna e la Corte di Cassazione avevano però negato l'estradizione. Il presunto boss venne arrestato ad agosto del 2022 a Rimini, aseguito di un mandato di cattura internazionale emesso nei suoi confronti dal governo turco per le accuse di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi.

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