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Corposo, vellutato, generoso, amabile, brillante: sono solo alcuni degli aggettivi utilizzati per il vino. La bevanda per eccellenza, protagonista della tavola insieme ai cibi che accompagna. Nutrizionisti ed esperti affermano che berne uno o due bicchieri durante i pasti è un toccasana perché il vino, grazie alle sue proprietà, favorisce la digestione e il sistema cardiocircolatorio.
Abbinare il vino al cibo, dunque, non è un'arte così scontata. Il matrimonio perfetto è possibile e non è neanche troppo complesso! Innanzitutto, la progressione che si segue nel presentare i cibi, ovvero dal più leggero e delicato al più robusto, vale anche per i vini.
Con gli antipasti va bene un bianco giovane (Orvieto, Soave, Verdicchio), mentre con i primi piatti dipende dal condimento. Ad un sugo di pesce si abbina di solito un vino bianco secco (Gavi, Pinot Grigio), un rosato (Salento) o un rosso giovane (Grignolino, Rosso Piceno, Merlot). Con i secondi di pesce ci vuole decisamente un bianco più corposo (Vernaccia) o anche un rosso leggero (Rosso Franciacorta che è perfetto con le zuppe di pesce). Con i piatti a base di carne il discorso cambia perché si abbinano vini rossi corposi (Barbera, Chianti, Montepulciano). Se a fine pasto offrite del formaggio, provate il Parmigiano Reggiano con un rosso invecchiato (Cabernet, Nobile di Montepulciano, Rosso di Montalcino) o il gorgonzola con un Porto o un Marsala. Per il dessert, il vino dovrà essere rigorosamente dolce, liscio come il Vinsanto o la Malvasia oppure frizzante come l'Asti Spumante.
Quando il menu è tutto a base di carne o di pesce, potete scegliere due vini per tutto il pasto (prima uno più leggero e meno alcolico e poi quello più corposo e alcolico) a patto che siano dello stesso tipo o abbiano la stessa provenienza. Se invece il pasto è incentrato su un unico piatto forte, basterà un unico vino da abbinare a quella pietanza. Con il cotechino che è molto grasso, per esempio, va bene un Lambrusco secco, con gli arrosti è ottimo il Barbera invecchiato mentre per un piatto delicato come il risotto alla pescatora sarà perfetto uno Chardonnay.
Per andare sul sicuro e non sbagliare, tuttavia, vi basterà abbinare il vino al cibo della stessa regione. Gli agnolini in brodo andranno bene con un Sangiovese, la pasta e fagioli con un Merlot, la bistecca alla fiorentina con un Chianti.
Qualche raccomandazione sulla temperatura
Abbinare il vino al cibo non è l'unica attenzione che bisogna avere visto che, ovviamente, ogni vino va servito ad una precisa temperatura. I bianchi dolci e liquorosi, per esempio, si servono fra i 6 e gli 8 gradi, quelli secchi e rosati fra gli 8 e i 12 gradi (dunque freschi, ma non ghiacciati). I rossi leggeri danno il meglio di sé fra i 12 e i 14 gradi, mentre quelli più densi e corposi amano la temperatura fra i 15 e i 18 gradi.
Leggiamo l'etichetta
I punti da considerare su ogni etichetta sono in tutto 7. La sigla D.O.C. significa vino a denominazione di origine controllata e prodotto, cioè, secondo le regole di produzione della zona. Quando è DOCG,il vino è a denominazione controllata e garantita, come il Brunello di Montalcino, il Barbaresco o il Barolo. Classico si dice dei vini D.O.C. prodotti in una zona ben delimitata e ristretta (Chianti Classico). Il termine Superiore indica un vino D.O.C. con gradazione superiore alla norma, mentre la parola Riserva si attribuisce ai vini invecchiati più a lungo. Novello è il vino che va consumato non oltre i 6 mesi dalla vendemmia. L'anno indicato sull'etichetta, infine, è quello relativo al periodo di vendemmia.
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