Come siamo arrivati a fare del cibo un pezzo della nostra società per immagini? Perché i piatti che escono dalle cucine finiscono prima su Instagram e poi nella nostra bocca?
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“Moderno sarà lei” di Gianluigi Paragone è un libro molto gradevole, che si legge benissimo e che lascia oltre al piacere del ricordo di un tempo felice (è un racconto imbevuto di anni Ottanta e Novanta) anche il retrogusto di una idea deforme di modernità, dove anche il cibo è finito dentro.
Paragone è bravo a servirci l’importanza dell’identità da salvaguardare rispetto agli interessi delle multinazionali del food and beverage, lo fa parlando del delivery della nonna (Ti vedo sciupato, portati queste arancine che ho fatto per te) e di quello delle aziende del cibo d’asporto.
Ci sono i dati economici del comparto agroalimentare e quindi del perché la fetta di mercato occupata dal Made in Italy fa gola a chi punta alla standardizzazione del cibo.
Non è un caso che la Coldiretti ha dato la propria disponibilità alla presentazione del libro: il cibo italiano è un valore che intreccia nutrizione, tradizione e identità.
Di Indira Fassioni