© ufficio stampa | Foto MikeTamasco presso DardenStudio
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Nato a Firenze, ha lavorato tra Nizza e Parigi per poi rientrare in Toscana: nell'intervista racconta del suo lavoro e del mondo di cui scrive
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L’Italia è un paese che dal punto di vista enogastronomico non finisce mai di stupire: siamo tutti ben consapevoli di vivere in uno dei paesi dove nascono tra i prodotti più amati al mondo, dai formaggi al vino, passando per piatti celeberrimi quali la pizza o la pasta. Ma spesso, travolti da tanta abbondanza, rischiamo di dimenticare che il nostro paese ha tracciato la strada anche in ambiti meno noti, come ad esempio il mondo della miscelazione e della liquoristica. Per fortuna a far cultura sulla storia di questo settore c’è una nuova generazione di esperti, che non si limita a raccontare l’attualità, ma fa ricerca e approfondisce questo fiore all’occhiello del Made In Italy. Oggi abbiamo avuto l’occasione di intervistare Federico Silvio Bellanca, una delle penne più autorevoli in Italia in materia di spirits (sul tema oltre agli articoli per Gambero Rosso e Forbes infatti ha già scritto 4 libri e condotto 2 trasmissioni televisive) per farci raccontare di più sul suo lavoro e sul mondo di cui scrive.
Federico, come ti sei avvicinato al settore del Bar?
Sono nato a Firenze, e dopo essermi laureato in Studi Internazionali all’università Cesare Alfieri ho avuto modo di accedere a una borsa di studio per un Master in Trade Marketing del settore Ho.Re.Ca dell’università di Nancy. Da lì ho lavorato prima a Nizza, poi tra Parigi ed il Veneto, sempre nel settore delle bevande, per poi rientrare in Toscana. Il mio percorso giornalistico è sempre andato in parallelo alla mia crescita personale, e devo dire di essere stato fortunato a incontrare persone più grandi di me che mi hanno aiutato a crescere: la redazione di Beverfood in prima battuta, Paola Mencarelli che mi coinvolse in Florence Cocktail Week poi, fino ad case editrici come “Il Forchettiere” che mi hanno sostenuto per l’edizione e la diffusione dei miei primi libri.
Oltre a scrivere, hai anche realizzato dei programmi televisivi sul satellite e dei video educational sul Web. Pensi che la carta stampata possa coesistere con i nuovi media?
Assolutamente si: uno dei progetti che porto avanti da tempo si chiama “Whisky For Breakfast”, un format di cui sono il produttore (condotto da Daniele Cancellara, barmanager di Rasputin, con regia di Michele Tamasco). In più di 60 episodi abbiamo fatto appassionare un pubblico sempre più ampio ad una tematica spesso considerata elitista come quella del Whisky. Siamo andati a visitare di persona distillerie in Francia, in Giappone, in Irlanda per far capire al meglio che dietro questo prodotto ci sono contadini e manualità oltre che tradizione e premiumness. Ma i video per me sono stati anche il mezzo per raccontare il mondo del bar in Italia, le distillerie di Grappa, e le eccellenza del Made in Italy presenti anche a Dubai.
Perchè sostieni che la riscoperta di questo settore sia un “riappropriarsi” di qualcosa di nostro?
I primi alambicchi arrivarono dal mondo arabo dopo le crociate proprio in italia. Anche le prime ricette di quello che oggi è il distillato più celebre al mondo, ovvero il Gin, affondano le radici nei monasteri della penisola. La liquoristica nasce come forma di medicamento alla corte del Papa e diventa edonismo con Caterina dei Medici. I Vermouth, i Bitter, Gli Amari, i Fernet…tutto nasce da qui. Potrei continuare ma mi fermo sottolineando che oltre alla materia prima sopracitata, l’Italia è anche il paese dov’è nato il cocktail più amato al mondo: il Negroni, creato a Firenze nel 1919.
Non ti occupi solo di Bar però. Spesso scrivi anche di Hotel e di ristorazione…
Gli argomenti vanno di pari passo: in tutto il mondo i migliori bar sono negli hotel, e questo mi ha portato a diventarne un appassionato frequentatore e poi uno scrittore. Stesso dicasi per la ristorazione: non si ragiona mai per compartimenti stagni. Alcuni dei più importanti nuovi ristoranti nascono con il bar e alcuni dei bar più belli d’Italia sono segnalati nelle grandi guide per le loro proposte food.
Quale è la tematica su cui ti piacerebbe scrivere il prossimo libro?
La distillazione di materie prime non convenzionali. Esiste in tutto il mondo una lunghissima tradizione di fermentazione e distillazione delle piante e delle materie organiche più insolite. Mi piacerebbe creare una wunderkammer letteraria di tutto ciò che passa da un alambicco ed esce sotto forma di gocce.
Un libro che consiglieresti per capire la liquoristica?
Tutta l’opera di Fulvio Piccinino, partendo da Saper Bere
Un libro che consiglieresti per capire la distillazione?
“Il profumo” di Patrick Süskind, oppure di seguire uno dei numerosi corsi di Claudio Riva
Un viaggio che ti piacerebbe fare?
Anche a causa del Covid non ho avuto modo di visitare le distillerie del Sud America: Rhum nei Caraibi, Mezcal in Messico e Pisco in Perù sarebbero sicuramente le prime mete sulla lista. Ma non mi lamento, per fortuna riesco a viaggiare molto per scoprire di più.
Il prossimo viaggio che farai dunque?
In Qatar a inizio Giugno. Senza dubbio uno dei paesi in maggior crescita dal punto di vista della ristorazione e non solo. Visto che a breve gli occhi del mondo saranno puntati lì per il mondiale, non voglio perdere l’occasione per scoprirne di più e raccontarlo ai futuri visitatori.
Di Indira Fassioni