© Ufficio stampa | Giotto
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La gentrificazione produce anche buoni frutti: a Firenze mete interessanti da scoprire per non perdere nessun occasione di gusto
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Anche Firenze come New York, Londra, Milano e Parigi: sono senza dubbio molte le grandi città del mondo che paiono aver visto negli ultimi anni una rinascita dei quartieri precedentemente reputati popolari, divenuti col passare del tempo i nuovi grandi attrattori della vita cittadina. Questo processo va sotto il nome di “gentrificazione”, ovvero il progressivo cambiamento socioculturale di un'area urbana da proletaria a borghese a seguito dell'acquisto di immobili e la loro rivalutazione sul mercato, e sono chiaro esempio di ciò porzioni delle metropoli più celebri quali Williamsburg a Brooklyn (New York), Shoreditch a Londra, Pigalle a Parigi oppure a Berlino la zona di Kreuzberg, e perché no, anche l’ormai celebre NoLo (North of Loreto) a Milano. Ma se per alcune città il processo pare una normale evoluzione, per altri comuni non è così facile: quando una storia secolare infatti rende immortale e cristallizzato un centro storico come nel caso di Firenze, diventa difficile poter spostare l’attenzione di abitanti e turisti su qualcosa di diverso da quella che fu la Signoria medicea. Ma finalmente anche nel capoluogo toscano le cose paiono spostarsi anche verso la periferia, come ci racconta Federico Silvio Bellanca, portavoce del movimento “Palato FiNo”, manifesto per lo sviluppo culinario e ristorativo di Firenze Nord firmato da molti giornalisti enogastronomici cittadini (da Marco Gemelli, direttore del Forchettiere a Giacomo Iacobellis firma di Dissapore, Beverfood e FUL fino ad Alfredo Del Bene di Food Club). L’ampio quartiere che parte da Porta a Prato e termina all’altezza del parco delle Cascine e dell’aeroporto di Peretola infatti negli ultimi decenni pare essersi trasformato da zona residenziale a parte attiva della vita cittadina.
“La creazione del Polo delle Scienze Sociali di Novoli e lo spostamento del Palazzo di Giustizia hanno portato ad un primo cambiamento sostanziale sulla popolazione del quartiere e sulle loro esigenze, mentre l’apertura della nuova linea della Tramvia ha permesso a tutti i nostri concittadini di scoprire il quartiere in modo facile, ecologico e veloce” ci spiega Bellanca “oggi il nostro obiettivo è quello di raccontare queste realtà d’eccellenza fuori dal centro città, ma non escludiamo in futuro di organizzare un evento che unisca queste realtà che noi definiamo scherzando di “FiNo Dining””.
Ecco quindi alcune delle esperienze gastronomiche più interessanti da fare a FiNo, tra collezioni di champagne immense e etnici gourmet, passando tra cocktail bar e gastronomie.
Giotto
Il pizzaiolo ischitano Marco Manzi ha ricreato in via Veracini un angolo di Campania dove rivive la tradizione sia della pizza napoletana sia delle eccellenze ischiane. Entrato di diritto nel novero dei pizzaioli di qualità che operano a Firenze, Marco si è imposto come uno dei nomi di successo a colpi di margherite e variazioni sul tema. Dal 2016 ad oggi questa piccola pizzeria si è conquistata una fama tale che ormai è necessaria una prenotazione presa con un discreto anticipo. Il menù è ovviamente incentrato sulla pizza napoletana, ma non mancano antipasti e fritti campani come le crocchè di patate, polpette o la frittura all’ischitana. Sotto Natale è assolutamente imperdibile il panettone realizzato insieme allo chef stellato Rocco De Santis così come a Pasqua la pastiera.
The Student Hotel Firenze
The Student Hotel Firenze ha riaperto il suo “Rooftop Pool & Bar”, interamente rinnovato, con una nuova identità F&B che racconta al meglio le personalità del bar manager Palmira Bertuca e dello chef Gianluca Esposito. Un cocktail bar intimo e suggestivo la sera, un pool club vibrante e ricco di vita il giorno, sempre con vista sull’iconica piscina logata e il miglior panorama della città. L’offerta drink del Rooftop Bar si orienta sul zero waste, utilizzando tutte le parti degli ingredienti in un’ottica di sostenibilità e seguendo la stagionalità, scegliendo solo frutta italiana mentre il menu di tapas firmato dall’executive chef Gianluca Esposito e orientata su italianità, stagionalità e sostenibilità, con piatti come l’Anguria marinata, pomodoro crudo, basilico, mandorla e germogli o Culatello di Zibello DOP, pomodori confit e pane ai cereali Pank.
Sevi
Sevi, cevicheria e molto di più, unisce i sapori del Perù ad un pizzico di Giappone. Dietro ai fornelli troviamo Francys Salazar, allievo dello chef Fabio Barbaglini e già protagonista da “S’BAM Ceviche & Cocktail”. Proprio da quella proposta di cucina nikkei che un paio di estati fa aveva incuriosito la città il cuoco peruviano e la sua compagna di vita/affari Jhoseleen Condori hanno deciso di ripartire, dedicandogli il loro piccolo grande sogno gastronomico. A due passi dal polo universitario di Novoli, in una location semplice ma accogliente, è possibile così realizzare un viaggio oltreoceano che ci porta dalle Ande fino al Monte Fuji. Si parte naturalmente dal piatto forte della casa, il “Ceviche Classico”, realizzato con pescato del giorno, leche de tigre, ají limo, coriandolo, cancha, choclo, purea di patate dolci e cipolla marinata, per poi avviare un climax del gusto che spazia in modo convincente fra “Tartare Acevichado”, tartare con tonno, ponzu, cialda di riso e polvere di alghe nori, e “Polpo Anticuchero”, polpo marinato e scottato, salsa all’ají panca, chimichurri, patate e salsa huancaina. Il tutto, accompagnato da un’ampia di gamma di cocktail a base di Pisco, celebre distillato nazionale peruviano.
Tecum
La gastronomia di quartiere Tecum (dal latino, con te) nasce dalla volontà di quattro ragazzi – lo chef Andrea Pierucci, i fratelli Francesco e Claudia Scognamiglio, e Marcela Castaneda Florian – nel quartiere di San Jacopino/Maragliano, con l’obiettivo di far rivivere quel concetto di “alimentari sotto casa” caro alle generazioni pre-supermercato, ricco di prodotti selezionati e fornitori locali, un luogo dunque dove trovare una cucina elaborata ma confortante da consumare sul posto o presso la propria abitazione. L’offerta gastronomica della tradizione toscana viene affiancata da nuove combinazioni che si ispirano anche alla tradizione mediterranea e regionale italiana, facendo attenzione alla sostenibilità (materie prime di provenienza locale, produzioni rispettose dell’ambiente e della vita di fornitori e animali, e preparazioni vegetali di stagione, ecc…). In cucina, come detto, lo chef Andrea che ha maturato esperienze al fianco di Simone Cipriani – dal Santo Graal a Faq – nonché da Foody Farm o all’Osteria dell’Enoteca.
Il Gusto Dim Sum
A Porta a Prato, appena fuori dal centro di Firenze è nato un piccolissimo ristorante di cucina cinese, Il Gusto Dim Sum che non nasconde la propria ambizione d’alta cucina e al contempo che si fa fiero del proprio volto umano. Dietro questo progetto la giovane imprenditrice, Xin Ge Liu, arrivata in Italia per entrare nel settore del fashion tramite gli studi al Polimoda dove ha conosciuto il marito Lapo, suo socio anche in questa avventura ristorativa. Questa risto-boutique che ricorda l’incrocio tra un negozio di moda e un banchino di street food asiatico serve e prepara Dim Sum cinesi perfettamente eseguiti secondo il metodo tradizionale (che prevede un passaggio in olio d’arachidi e poi la cottura al vapore), e che mettesse anche una grande attenzione nella presentazione di questi dumpling ripieni di brodo, con la stessa cura che si presterebbe a un accessorio di sartoria. La cosa che però conquista è la spinta ragionata in direzione di una contaminazione culturale, come il Sheng jian bao maiale e tartufo, oppure il Sheng jian bao maiale e foie gras con aceto balsamico. Abbinamenti studiati e convincenti, capaci di scardinare quell’idea della cucina cinese come economica, standardizzata e ormai banalizzata.
Pane, Amore e Fantasia
Il locale di Lulzim “Lorenzo” Vulashi, via di mezzo tra una gastronomia di lusso e una champagneria è sicuramente una delle certezze storiche della zona. Qui si viene a far la spesa di golosità, ma anche per fare un aperitivo inripetibile: la collezione di bollicine, soprattutto francesi, non teme il confronto con le cantine di ristoranti ben più quotati; stesso discorso per i formaggi – anche qui la Francia la fa da padrona – da accompagnare agli champagne e i salumi tagliati al momento. Il “fornaio buono di via Ponte alle Mosse” (così chiamato per le numerose iniziative di solidarietà che lo hanno visto protagonista a fianco delle categorie più deboli) ha saputo trasformare il suo forno in un luogo decisamente “in” dove concedersi un aperitivo di alta qualità.
Di Indira Fassioni