Per gli amanti della bevanda più diffusa in Italia e nel mondo
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Il 1° ottobre si celebra l'International Coffee Day, la giornata in cui gli amanti del caffè condividono la loro passione, sostenendo inoltre il commercio equo e solidale e i coltivatori di caffè
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Si celebra il 1° ottobre la Giornata Internazionale del Caffè, in cui si promuove e celebra il caffè come bevanda, con eventi che si svolgono in tutto il mondo. Una celebrazione della diversità, della qualità e della passione per il caffè, oltre che una ricorrenza utilizzata per promuovere il caffè del commercio equo e solidale e per supportare i milioni di coltivatori di caffè il cui sostentamento dipende dal raccolto.
Il caffè accompagna la nostra vita come un vero e proprio rito culturale più che una semplice abitudine quotidiana, rivestendo un ruolo primario nella nostra cultura. Quello del caffè, infatti, è da sempre riconosciuto come un momento di convivialità, che si declina in modi diversi nelle varie società e tradizioni.
Fu nel 2014 che l’ICO - International Coffee Organization, che comprende 77 Stati membri, decise di lanciare l’anno successivo il primo International Coffee Day ufficiale a Milano, nell'ambito di Expo 2015. Da allora, la giornata ricorre ogni anno il 1° ottobre ed è diventata un’occasione di riflessione sul ruolo sociale e culturale della bevanda calda più amata in Italia, che in tempi moderni si è rinnovata ed è in continua evoluzione, attraverso cialde e capsule, in modalità sempre più veloci ed ecologiche, pur mantenendo la sua autenticità.
Il caffè è il risultato di un'ampia collaborazione, spesso invisibile, tra numerosi attori della filiera globale del valore, che lavorano tutti insieme per offrirci la tazza perfetta, ogni giorno. In occasione della Giornata internazionale del Caffè 2024, tutti i coffee lovers potranno celebrare il potere della condivisione, attraverso post, foto, video con l’hashtag #ICD2024 raccontando a tutti cosa significa per loro il caffè, in un viaggio globale condiviso.
Storia del caffè
Nonostante fino al XIX secolo non fu certo il luogo di origine della pianta del caffè (s’ipotizzava la Persia e lo Yemen), la storia narra che la nascita del caffè risale a più di 1500 anni fa, nel lontano 500 d. C. in Etiopia, dove le piante di caffè crescevano rigogliose tra i 1000 e i 1300 metri di altitudine a Kaffa, regione del sud-ovest etiope da cui il caffè prende il nome. Fu però Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, a sostenere che il miglior caffè fu quello di Mokha (città dello Yemen), indizio che ne individò il luogo d'origine.
Tra le leggende che circondano la storia del caffè, la più conosciuta parla di un pastore etiope chiamato Kaldi che un giorno, mentre portava a pascolare le capre, s’imbatté in una pianta di caffè. Le capre cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie ma successivamente, durante la notte, si misero a vagabondare con energia e vivacità senza dormire. Il pastore, quindi, decise di abbrustolire i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, li macinò e ne fece un'infusione, ottenendo il caffè.
In Europa, il caffè arrivò la prima volta sull’isola di Malta, nel XVI secolo. Prendendo spunto dalla bevanda tradizionale che gli schiavi musulmani turchi preparavano, il caffè divenne una bevanda popolare anche nell'alta società maltese, tanto che iniziarono ad aprire diverse caffetterie. In seguito, il caffè giunse a Napoli: una testimonianza racconta che nel 1614 il compositore ed esploratore Pietro Della Valle inviò notizie dalla Terra Santa, e nelle sue lettere a Mario Schipano e al suo gruppo di intellettuali parlò di una bevanda chiamata kahve.
Nel 1645 aprirono molte botteghe del caffè a Venezia, una delle prime città italiane a diffondere l’uso del caffè, che nei secoli successivi arrivò anche nell’Italia centrale: il medico e letterato Francesco Redi, nel suo Bacco in Toscana già cantava: "Beverei prima il veleno/ Che un bicchier, che fosse pieno/ Dell'amaro e reo caffè".
A Napoli il caffè divenne presto protagonista: veniva preparato nella "cuccumella", la tipica caffettiera a filtro napoletana derivata dall'invenzione del parigino Morize nel 1819, mentre la pratica del "caffè sospeso", ossia l'atto di pagare in anticipo un caffè per il cliente successivo, descrive perfettamente l'approccio dei napoletani al caffè come bevanda sociale, come definito dal filosofo e scrittore napoletano Luciano De Crescenzo: "dato da un individuo all'umanità”.
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Borghetti, il liquore che celebra il rito italiano più amato nel mondo
Se si parla di caffè, è impossibile non citare Borghetti: la sua storia inizia nel 1860 ad Ancona, nel bar della stazione di Eugenio Borghetti, il quale inventò una grande caldaia per fare oltre 10 litri di caffè miscelando alcol e zucchero per dare un tocco di energia: lo chiama Caffè Sport Borghetti e diventa "lu svejari" (in dialetto marchigiano "la sveglia") di chi vuole una bella sferzata di piacevole energia.
Il Caffè Sport viene distribuito tra i vagoni del treno, grazie a intraprendenti ragazzi che ne vendono piccole bottigliette: è così che nasce il rito del caffè freddo rinforzato. Ugo Borghetti, figlio di Eugenio, intuisce che è il momento di crescere, così dall'opificio escono le prime bottiglie, pronte a partire per tutta Italia conquistando tanti appassionati con il sapore intenso e avvolgente del caffè espresso. La sua ricetta artigianale crea un prodotto che riesce a esaltare l'essenza dell'espresso italiano in un’esplosione di sapori e profumi.ù
Ma la storia di Caffè Borghetti s’intreccia con un’altra passione, che noi italiani conosciamo bene: quella per lo sport. Nel corso degli anni, il classico formato da 3,35 cl “on the go”, con il caratteristico tappo rosso e la brillante stella, è diventato un vero e proprio protagonista del mondo del calcio, scaldando gli animi e i cori dei tifosi. Per il perfetto tifoso è un vero must have perché racchiude un’esperienza per i sensi e quel sentimento di convivialità e condivisione che ben si addice ai momenti sportivi.
Oggi Borghetti cambia look: l’iconica bottiglia di Caffè Borghetti si veste con uno stile più moderno, sempre mantenendo le sue caratteristiche uniche di gusto, tradizione, qualità, stile. L’importante restyling vede al centro della bottiglia l’inconfondibile stella simbolo del brand, un omaggio allo stemma Nazionale e alle origini Made in Italy. Da sempre, sull’etichetta Borghetti, la femminilità è protagonista: oggi viene rappresentata attraverso un ritratto che celebra la donna come una Dea, simbolo di forza ed eleganza, con una folta chioma di preziosi chicchi.
Di Indira Fassioni