Unire turismo e specialità del territorio per sostenere i piccoli produttori: il primo gin creato in Brasile partendo da cinque ingredienti autoctoni
Con un movimento secco la barca si stacca dal molo di Paraty, preparandosi ad immergersi nella laguna verdeggiante del mare del Brasile, ma nonostante tutto questo spostamento pare non attrarre più di tanto l’attenzione degli ospiti seduti sul ponte. Hanno altro a cui pensare, e nonostante l’accelerata del motore li stia portando lontani delle piogge estive (qui novembre è il climax della stagione calda) tutti gli sguardi sono rivolti sul lauto pranzo disposto sulle ampie tavolate della nave-ristorante conosciuta come Gastromar.
In una delle località più reali e al contempo più apprezzate dai turisti del Brasile infatti, un piccolo villaggio coloniale perfettamente conservatosi anche nelle sue scomodità, come ad esempio le strade mulattiere fatte di pietre inamovibili ed eterne, questa azienda a trazione femminile prova a unire il turismo marittimo con le specialità gastronomiche tipiche del paese sud americano organizzando banchetti galleggianti tra la Costa Verde e le isole per sostenere i piccoli produttori.
A partire dal pesce, tutto figlio delle reti locali, così come la frutta e la verdura, procurata da agricoltori del territorio, e anche i vini selezionati da vigneti delle regioni più a Sud ma fortemente voluti, grappolo dopo grappolo. Realtà d’eccellenza, Gastromar non ha voluto lasciare nulla al caso, men che mai la parte di distillati, ed è proprio per questo che fin dal giorno zero ha scelto di servire un determinato distillato sia come aperitivo sia come base cocktail privilegiata per tutti i suoi viaggi.
Amazzoni Gin infatti non è un prodotto come tutti gli altri: si tratta del primo gin creato in Brasile in una distilleria dedicata, partendo da cinque ingredienti autoctoni e ancora inesplorati nel mondo dell’alambicco. Bacche di ginepro, pepe rosa, alloro, limone, mandarino e coriandolo con l’aggiunta dei cinque inediti amazzonici. Enorme lo sforzo per trovare il giusto equilibrio tra cacao, castagna brasiliana, maxixe, ninfea e cipò cravo, ma il risultato finale è senza dubbio vincente.
Ricreare lo spirito della foresta amazzonica e degli altri microclimi interni al gigantesco paese non è certo stata una sfida facile, e per farlo è stato necessario un grande lavoro, partendo dalla ristrutturazione di un'antica fazenda di caffè del XVIII secolo, posta tra fiumi e palme imperiali, che oggi è la più grande distilleria artigianale di gin dell'America Latina, sita nella valle del Paraiba, all'interno dello Stato di Rio de Janeiro. E a immaginare tutto questo è il anche il genio di un imprenditore italiano, Arturo Isola, trasferitosi qui anni or sono, quando la sua attività principale era quella di architetto, e poi capace di vedere più in là ed individuare insieme ai suoi soci la possibilità di raccontare questa terra sconfinata attraverso le sue piante.
Tra le ispirazioni più forti nella creazione di questo gin ci sono le leggende dei popoli atavici, che raccontano di donne coraggiose e divinità, e proprio da loro tutto il progetto trae la propria forza. Tra queste troviamo quelle dell’india guaranì Naià, innocente e sognatrice, che volle farsi sposa di Jaci, il grande guerriero lunare: se riesci ad abbracciarlo, le avevano detto, diverrai una stella, e lei per lungo tempo corse ogni notte con le braccia aperte, cercando di cingere il suo amore lontano, finché una sera non ne intuì il riflesso in uno specchio d’acqua. Allora si tuffò verso il suo innamorato, ma, non sapendo nuotare, le acque scure l’avvolsero e la trascinarono sul fondo.
Solo allora Jaci notò la giovane india, e mosso dall’ammirazione per tanta purezza la trasformò in una stella. E a lei si ispira il primo alambicco da Gin del Brasile, ed è lei che simboleggia un altro degli elementi chiave della volontà, ovvero l’acqua. Infatti a rendere unico questo prodotto non sono solo le botaniche, ma anche l’acqua che nutre l’Amazzonia.
Osservare quest’acqua trasparente come una goccia di pioggia appesa a una foglia nella foresta, fresca come la natura intatta dell’Amazzonia più profonda, cristallina e impetuosa come lo spirito giocoso e solare delle persone di qui, fa capire molto. Se il prodotto finale è oggi apprezzato così tanto sia qui che all’estero il motivo è ben chiaro. Serve un’attenzione maniacale ad ogni dettaglio per poter ottenere dei prodotti così, ma il Brasile pare non temere di competere con i grandi mercati qualitativi globali. E sono i semplici gesti quotidiani come quelli di Gastromar o di Amazzoni Gin che stanno cambiando in meglio il percepito di un paese coraggioso, che vuole aprirsi sempre più all’estero.
Senza dubbio possiamo essere fieri di avere anche un po' d’Italia, da sempre sinonimo di qualità, in questo processo. Infatti sono proprio le proprie esperienze pregresse che Arturo che i suoi soci infatti hanno saputo prendere il meglio per utilizzarlo nella creazione di qualcosa di nuovo, e in questo c’è Genova e tutto il savoir-faire del nostro paese. Oggi che questo prodotto è distribuito in tutto il mondo, con lui non viaggia solo la cultura ancestrale del Brasile, ma anche un po' d’Italia.
Ne possiamo essere fieri, ma soprattutto possiamo approfittarne per abbandonare inutili campanilismi e scoprire che alla fine dietro l’oceano c’è qualcosa di molto bello da scoprire, che in fondo ci assomiglia molto più di quanto immaginassimo. E questa è la cosa più bella che possa succedere in un viaggio.
Di Indira Fassioni