Il pistacchio di Bronte: le caratteristiche e la coltivazione La Pistacia vera è una pianta di origine persiana, simile ad un fico, decisamente longeva e, potremmo dire, anche paziente: può vivere infatti tra i 200 e i 300 anni e solo dopo dieci anni inizia a produrre i primi frutti.
I pistacchi, appunto: piccole drupe allungate della grandezza di un'oliva e di colore che varia dal verde-rosso al bianco-rosa.
Nel terreno lavico particolarmente duro e roccioso di Bronte, però, questa pianta ha bisogno di un aiuto che le è offerto dal Pistacia Terebinthus, una specie arborea che cresce spontanea in questi terreni difficili.
Proprio grazie al Terebinthus, sul quale la Pistacia vera viene innestata, il pistacchio può essere prodotto in questa terra ostile, grazie ad esso gli agricoltori, nei secoli, hanno potuto trovare l'oro verde. Oltre ad essere resistente alla siccità, qualità decisamente utile in queste zone, le sue radici forti, infatti, sono capaci di infiltrarsi nella roccia lavica, rompendola.
Il territorio roccioso e lavico ha un sottilissimo strato arabile.
Qui è impossibile ogni intervento meccanico; ogni due anni, dunque, precisamente negli anni dispari, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, il pistacchio viene raccolto rigorosamente a mano, scuotendo i rami e facendo cadere i frutti direttamente in un contenitore che gli addetti portano sulle spalle.
Dal 2004 un gruppo di produttori ed imprenditori agricoli ha creato il Consorzio di Tutela del Pistacchio di Bronte, con lo scopo di tutelare la tradizione e la qualità del prodotto. Un percorso che ha portato al 9 giugno 2009, quando l'Unione Europea ha riconosciuto al Pistacchio di Bronte, la Denominazione di Origine Protetta (DOP).
Per altri articoli visitate Lorenzo Vinci