Mettete una vacanza in Sicilia. Mettete che al momento di ripartire abbiate voglia di portare a casa dei cannoli. Mettete anche che il trasporto di un vassoio non è sempre agevole, visto che è come si trattasse di cristalleria. E allora che si fa? Si rinuncia, a malincuore, a portarsi dietro il dolce souvenir?
Da un'esigenza semplice, un'idea altrettanto semplice, quella della
Villa Reale di Sciacca (Ag), che ha "inventato" il cannolo spalmabile. Facile a dirsi, ma nessuno ci aveva mai pensato prima. E se ne sono accorti al Tuttofood di Milano dello scorso maggio, dove l'idea è stata
premiata con l'Innovation Awards.
"In effetti è andata proprio così, dobbiamo ringraziare i clienti che ci vengono a trovare nel nostro stabilimento- racconta
Paolo Licata, fondatore dell'azienda-. Parlando di dolci siciliani ci raccontavano di come fosse scomodo trasportare i cannoli in viaggio. Mi è scattata la scintilla: abbiamo riprodotto una crema di ricotta come quella del cannolo, abbiamo aggiunto un po' di cioccolato di Modica, scorze di limone e "sbriciolato" le tradizionali bucce. E abbiamo fatto centro".
Il cannolo spalmabile (più precisamente "
Dolcezza ricotta e cioccolato", come da etichetta) è solo una delle ultime tappe del cammino della
Campo d'Oro, l'azienda siciliana che produce la linea
Villa Reale. Un percorso che merita di essere raccontato, perché sfata certi falsi miti sull'imprenditorialità nel Sud ma, purtroppo, ne conferma limiti e difficoltà.
"Ho cominciato nel 1988, a 18 anni, con le melenzane e le olive sottolio -racconta Licata-. Distribuivo i miei prodotti porta a porta, portavo le mie
buatte (barattoli, ndr) nei ristoranti e nei locali col motorino. Le ricette erano la riproposizione di quello che mangiavo a casa di mia nonna da bambino. Cinque anni dopo, nel '93, ho registrato il marchio "
Villa reale", allargato il mio giro ai negozi di gastronomia e iniziato a fare le prime fiere, in Italia e all'estero. Nel frattempo le conserve del catalogo erano diventate 25, tutte legate alla tradizione siciliana".
La svolta è stata proprio in quegli anni: "Ho puntato sulla qualità, con un prezzo leggermente più alto rispetto al prodotto di grande distribuzione. Allora parlare di qualità voleva dire fare una scommessa, non c'era a larga scala la sensibilità al mangiar bene che c'è oggi. Abbiamo preferito fare questa scelta, convinti che nell'immediato non avrebbe pagato, ma che alla lunga si sarebbe rivelata vincente"
Nel 2000 un altro salto. "Con un finanziamento abbiamo ampliato lo stabilimento e comprato nuovi macchinari che ci hanno permesso di produrre di più e meglio -ricorda Licata-. Abbiamo sperimentato nuove ricette grazie anche a due tecnologi alimentari, due figure entrate a far parte della nostra azienda. In pochi anni siamo arrivati a produrre 150 prodotti. Alle conserve sottolio e alle caponate abbiamo aggiunto le marmellate, le creme dolci e novità assolute come la crema tonno e arance, rielaborazione della vecchia insalata della tradizione siciliana, o la crema peperoni e mandorle, premiata in una fiera a Parigi. Per inciso, a chi ci chiede quali conservanti usiamo, la risposta è sempre la stessa: olio, sale e aceto".