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L’ Antica Pizzeria Da Michele lancia un metodo sicuro, incorruttibile e inviolabile per certificare il proprio lavoro e gli ingredienti che utilizza
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Qualcuno di voi si ricorderà la scena del film Mangia Prega Ama (Eat Pray Love) dove la bravissima Julia Roberts addenta un invitante trancio di pizza napoletana. Quella pizza - oggi diventata famosa in tutto il mondo - è dell’Antica Pizzeria Da Michele in the world, che oggi salta alla cronaca per un altro curioso fatto: ha lanciato la prima pizza al mondo certificata con la tecnologia blockchain.
Cos’è la tecnologia blockchain?
La Blockchain è una tecnologia informatica che permette di immagazzinare informazioni, dati e documenti sulle filiere di produzione, senza che queste siano sovrascrivibili e, di conseguenza, modificabili, assicurando, con certezza matematica, quando e da chi sono state inserite. In questo modo, può migliorare la sicurezza dei prodotti e la trasparenza aziendale verso i consumatori.
"Adottando la blockchain abbiamo deciso di sottolineare quanto il nostro prodotto pizza resti lo stesso in tutte le sedi, avvalendoci di un metodo sicuro, incorruttibile e inviolabile per certificare il nostro lavoro e gli ingredienti che utilizziamo. Una scelta che rafforza la menzione da parte della Guida Michelin e il recente riconoscimento del premio di 50 Top pizza, che ci conferma, per il secondo anno, miglior catena artigianale al mondo" spiega Alessandro Condurro, amministratore de L’ Antica Pizzeria Da Michele in the world.
La pizza con lo speciale QR code
Sedendosi nelle pizzerie di Napoli e Salerno dell’Antica Pizzeria da Michele (ma presto anche in tutte le altre sedi) è possibile inquadrare con lo smartphone un QR code che, attraverso la piattaforma digitale Authentico, consentirà di verificare l’origine e l’autenticità delle materie prime usate nella preparazione delle pizze presenti sul menù. Un’applicazione della tecnologia blockchain in un settore - quello della pizza - spesso soggetto a contraffazioni, con l’utilizzo di ingredienti surgelati e prodotti spacciati per DOP e IGP non iscritti al relativo disciplinare.
Di Indira Fassioni