MUSICA IN CUCINA

La passione per l'arte culinaria di Samuel, il frontman dei Subsonica

Ai fornelli si diverte a sperimentare deliziando i suoi amici con idee nate dalla contaminazione

08 Feb 2022 - 07:00
1 di 3

Shakespeare diceva che "la musica è il cibo dell’amore" e in effetti ad ascoltare molti artisti sembra proprio che esista uno stretto legame tra musica e cucina. È il caso di Samuel, grande appassionato di gastronomia, che tra i fornelli si diverte a sperimentare, deliziando i suoi amici a cena con dei piatti nati dalla contaminazione.

A sancire il sodalizio tra le sue due passioni è Golfo Mistico, un progetto pensato dal frontman dei Subsonica, che mescola djset e cucina. A pochi passi dalla Mole, lo studio di registrazione dell’artista diventa così una centrale creativa intesa come luogo di incontro in cui condividere opinioni e ascoltare musica.

Abbiamo fatto qualche domanda a Samuel a proposito della sua passione culinaria:

Che rapporto hai con la cucina?

Ho sempre pensato che un artista musicale sia molto simile a un artista dei fornelli e che queste due creatività si tocchino e diano forza l’una all’altra. Molti cuochi che conosco lavorano con la musica e tutti gli artisti, mentre lavorano, a un certo punto si fermano e vanno a nutrirsi. È impossibile che queste due abilità non siano legate. Quindi ho costruito uno studio a Torino, di modo che l’angolo della musica sia completamente legato visivamente e acusticamente alla cucina. In più ho pensato ad uno spazio per ospitare un bar come luogo di dialogo, punto di ascolto e di confronto. Il concetto che voglio sviluppare è che le creatività condivise, pur essendo molto diverse tra loro, interagiscono e generano un’evoluzione diversa da quella di una creatività solitaria.

Se tu fossi un piatto, che piatto saresti?

Essendo piemontese, un bel tagliolino all’uovo con il tartufo bianco d’Alba. Mi piace per la sua "apparente" semplicità, accostato invece con aromi preziosi e raffinati.

Chi ti piacerebbe invitare a cena a casa?

Più che a cena, mi piacerebbe invitare a una delle mie sedute creative un musicista come Paolo Conte, che mi affascina tantissimo e magari metterlo insieme a qualche giovane chef. Mi piacerebbe invitare delle persone che fanno musica e cucina e vedere come interagiscono insieme. E' uno strepitoso mix and match.

Invece un piatto che ti ricorda la tua infanzia?

Mia madre, nata da genitori siciliani, faceva una zuppa di pesce buonissima. A Torino il piatto tipico è fatto con le acciughe, perché la città era il punto d’arrivo della Via del sale: le acciughe passavano da qui e venivano lasciate per le strade, per poi portare il sale in Europa.

Un ingrediente che non può mai mancare nella tua cucina?

Devo fare una confessione a tutti quelli che hanno mangiato il mio, sorrido, buonissimo minestrone. Anche in questo caso utilizzo la contaminazione: parto da quello tradizionale, con zucca e cavolo e ci metto un po’ di spezie (curcuma, curry, pepe, paprika) da una busta che ho acquistato in un locale etnico a Torino, che fa un kebab davvero speciale. Le spezie danno al minestrone un sapore centro-mediterraneo che i miei amici hanno sempre apprezzato.

Quando fai un piatto nuovo a chi lo fai provare?

Gli esperimenti generalmente li faccio su me stesso, perché sarebbe un po’ come salire sul palco senza aver fatto le prove. Non parto mai da zero, al limite faccio delle piccole modifiche a dei piatti che so già fare, per poi arrivare a un piatto che si modifica talmente tanto da diventare nuovo. Da qualche anno ho iniziato a fare gli agnolotti con il sugo d’arrosto che avevo visto fare a mia madre e ho imparato la tecnica da lei.

Parlando invece dei tuoi progetti e' uscito qualche giorno fa Elettronica, l’ultimo singolo, nato come colonna sonora del documentario ‘Falene’, con cui il regista Ivan Cazzola vuole ripercorrere la scena elettronica e la cultura notturna della Torino degli anni Novanta.

Oltre a un’intervista, al documentario hai prestato anche la colonna sonora. Da dove nasce l’idea di realizzare questo progetto?

A Torino sta avvenendo qualcosa di particolare, nel senso che si inizia a prendere un po’ coscienza di quello che è accaduto in questa città. Innanzitutto l’esplosione degli anni ‘90, che poi ha portato a quell’apice di interesse sociale vissuto negli anni 2000. Per arrivare poi alle Olimpiadi Invernali nel 2006 che sono state un po’ la punta dell’iceberg di tutto quello che era accaduto prima.

Non a caso nasce proprio l’idea di un videomaker torinese di realizzare un documentario su questa storia molto bella di Torino ed essendo io parte di quel periodo storico, ne ho fatto parte con grande piacere, in quanto testimone.

Il videoclip del singolo assume a tratti dei toni malinconici. Esiste, oltre alla libertà e alla spensieratezza che il testo vuole trasmettere, un senso di nostalgia?

I ricordi di cose molto belle nascondono in sé anche un po’ di malinconia e di romanticismo. Io in quegli anni mi formavo, crescevo. Stavo trasformando una vita fatta di sogni in una vita fatta di realtà. Però c’è anche molto desiderio di cercare di rivivere quel periodo in maniera diversa, o riportare anche solo alla luce quello che è accaduto.

Rispetto all’attuale panorama musicale, riesci sempre a stare "sul pezzo" e comprendere i nuovi linguaggi?

Io facendo musica, il suo linguaggio riesco a decodificarlo non come comprensione, ma come istinto. È cambiata l’attitudine all’utilizzo della musica: in quegli anni la musica veniva contestualizzata, ti rappresentava, ti proteggeva, ti faceva sentire diverso dagli altri. In questo momento storico è diventata tutta la stessa cosa.

Parlando invece della drammatica situazione che stiamo vivendo, tu come hai trascorso questi due anni di pandemia?

Li ho trascorsi lavorando. Il primo stop è stato per me un elastico di potenza incredibile sulla mia creatività, ha fatto scaturire in me una voglia e un’energia molto forte. Durante il primo lockdown ho scritto l’album, poi ho organizzato la tournée sulla barca alle Isole Eolie. Io sono così caratterialmente, sono uno che di fronte al problema si attiva, non avrei saputo reagire in altra maniera.

Di Indira Fassioni 

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri