I ricordi in cucina, i tanti progetti sociali nel mondo e le emozioni per il riconoscimento "che finalmente abbiamo riportato in Italia"
di Alessandro Bontempi© brambilla-serrani
Da Modena al tetto del mondo. Eppure, quando gli si ripete che con la sua Osteria Francescana è il migliore chef del mondo, Massimo Bottura sembra ancora non crederci. "E' stato un percorso lungo e difficile, abbiamo visto momenti veramente bui in cui dovevamo trovare il modo per pagare le ricevute bancarie a fine mese", racconta a Tgcom24 durante Identità Golose.
"Abbiamo tenuto duro e non ci siamo mai venduti alla popolarità, abbiamo scelto di non prendere scorciatoie". E i risultati lo hanno premiato. "Sono arrivate le tre stelle, tutte le guide italiane ci hanno celebrato e ora abbiamo riportato in Italia un riconoscimento che è importantissimo". In Italia, rimarca Bottura, perché il suo è un premio di tutti. "Ricordo Enrico Crippa che prima della premiazione di Bilbao è venuto da me con Massimiliano Alajmo e mi ha detto: 'Siamo tutti qua a tifare per te, perché solo noi sappiamo cosa vuol dire diventare numeri uno e sappiamo quanti clienti ci porti in Italia'".
Nel racconto di Bottura la grande cucina d'autore esce dai ristoranti stellati per incontrare la società. "I turisti gastronomici arrivano da tutto il mondo per masticare i territori, per assaggiare la mente, il pensiero e l'immaginazione degli chef. Credo che il cuoco nel 2019 sia molto più della somma delle sue ricette. I nostri ristoranti sono come delle botteghe rinascimentali in cui facciamo cultura, generiamo conoscenza, apriamo la coscienza".
Ed ecco che dall'Osteria Francescana sbocciano i progetti che Bottura racconta con l'entusiasmo di un ragazzino. Food for Soul e i refettori che stanno conquistando il mondo: "E' un percorso culturale nel quale recuperiamo l'inevitabile spreco alimentare con l'attitudine che avevano le nostre nonne nel ripulire il frigorifero". Poi "Tortellante", la bottega "in cui ragazzi diversamente abili creano i tortellini" guidati dalle "persone della terza età che si sentono un po' messe da parte". Si tutelano la memoria e la tradizione e si aiutano tanti giovani che altrimenti sarebbero marginalizzati. "E' così - conclude Bottura - con questo nuovo modo di esprimerci, che anche noi ci avviciniamo alle comunità".