L'
Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi (AIRG), ente nato nel 2003 a Milano che raccoglie i più rinomati ristoranti giapponesi in Italia, difende e promuove la conoscenza del cibo e della cultura del Sol Levante attribuendo da tempo un
marchio di qualità ai locali che incarnano lo spirito della tradizione culinaria giapponese: stiamo parlando di
genuinità e
freschezza degli ingredienti, rispetto delle tipicità regionali,
attenzione al dettaglio e
alla presentazione.
Di certo un passo avanti, ma non è sufficiente.
Per questo il Ministero dell'Agricoltura giapponese ha proposto una misura ancora più restrittiva, che già da marzo dovrebbe entrare in vigore: i veri chef nipponici, ovvero quelli che aderiscono alla
cucina 'washoku' - questo è il nome della tradizionale cucina nipponica, riconosciuta nel 2013 patrimonio dell'umanità dell'UNESCO -, avranno un
bollino di riconoscimento.
Qualsiasi chef - anche non giapponese, ma formatosi nel Sol Levante - potrà ricevere un bollino di certificazione: bollino 'bronzo' se ha partecipato a corsi anche brevi in Giappone, 'silver' per chi ha studiato almeno sei mesi e 'gold' a chi lo ha fatto per almeno 2 anni.
Una posizione netta, quella che viene da Tokyo, diretta a salvaguardare l'identità culinaria giapponese valorizzando una nicchia di locali autentici.
Perché funzioni, occorre che i consumatori comincino a scegliere la cucina etnica in maniera più critica e, per farlo, è necessario che capiscano qual è il sapore 'corretto' da ricercare nel sushi.
Un sistema di bollini è di certo un valido strumento per iniziare a chiarirci le idee assaggiando le vere specialità nipponiche.
Voi cosa ne pensate?
A cura di nerospinto.it