In occasione dei festeggiamenti per il trentesimo compleanno dell'Indagatore dell'incubo, Tgcom24 ha intervistato il curatore della serie Roberto Recchioni, che annuncia una grande novità...
di Alessandra ParlaSe Tiziano Sclavi è stato e continua a essere per tutti il papà di Dylan Dog, lo sceneggiatore e autore Roberto Recchioni è colui che negli ultimi anni se ne è preso cura. In tutti i sensi. Durante il “lungo silenzio” dell’ideatore del fumetto, infatti, Recchioni ha continuato a tenere vive le avventure dell'investigatore come curatore editoriale della serie pubblicata da Sergio Bonelli. E' l'autore anche di "Mater dolorosa", l'albo del trentennale disegnato da Gigi Cavenago. Protagonista assoluto dei festeggiamenti per il compleanno di Dylan, Recchioni racconta il suo "Indagatore dell'Incubo" a Tgcom24.
Roberto, prima di diventare il curatore editoriale dei fumetti, chi era per te Dylan Dog?
Dylan Dog è stato prima un fumetto che ho amato moltissimo, la ragione che mi ha spinto a fare fumetti. Poi è diventato un obiettivo da raggiungere. Ho iniziato a sceneggiare Dylan Dog e a un certo punto Tiziano Sclavi mi ha chiesto di diventarne curatore. Era un impegno impossibile ma era anche una sfida alla quale non potevo dire di no, motivo per cui ho accettato. Dylan è un personaggio molto particolare nel panorama del fumetto italiano. E’ un personaggio che esercita il dubbio, che sbaglia, che ha paura, che fallisce spesso, quindi rappresenta un unicum nel complesso degli eroi dei fumetti.
Tu e l’Indagatore dell’incubo avete qualcosa in comune?
L’esercizio del dubbio e l’ironia. Quelle sono le caratteristiche in cui e Dylan ci riconosciamo di più. Poi Dylan è Tiziano, obiettivamente.
Zombie walk, documentari, numeri speciali, mostre interattive, omaggi in tv e al cinema. Sono tanti i regali che Dylan ha ricevuto per il suo trentesimo compleanno. Le sorprese finiscono qui o c’è qualcosa in cantiere?
Ci sarà una nuova serie di Tiziano Sclavi, Le storie di Dylan Dog. Basta questo per rendere l’idea, no?
Non proprio. Tornerà a essere il Dylan di sempre o ci sarà qualche cambiamento?
Cambieranno molte cose nella vita di Dylan da qui ai prossimi anni, anche perché è divertente tenerlo in movimento. Anche perché i giovanissimi lettori non sono più come quelli degli anni ’80.
Dylan adesso deve fare anche i conti con i social network, no?
C’è da dire che Dylan non è stato solamente un fumetto per teenager. La sua particolarità è proprio quella che, una volta in edicola, è sempre stato alla portata di tutti, da Umberto Eco al ragazzino di 14 anni. L’importante è che questo personaggio riesca a raccontare il momento presente: se Dylan riesce sempre a intercettare il sentire dell’epoca è attuale, quando non ci riusciamo non lo è. Come personaggio in termini narrativi non ama i social, non ama internet e nemmeno gli smartphone. Oggi tutta questa parte è entrata nel suo mondo, però la vive come estremo disagio.
Tu, invece, che sei molto attivo sui social, spesso viene anche bersagliato dagli utenti. Come rispondi a questi attacchi?
Con l’ironia, come sempre. Solo su Facebook ho 30 mila follower, è inevitabile che stia sulle balle a qualcuno. L’importante è che seguano le avventure di Dylan.