A Lumezzane

"Espansa", l'installazione pubblica che fa discutere

Nella "città-officina" nei pressi di Brescia, rivivono le "tabelle educative" che richiamavano all'ordine negli stabilimenti industriali

10 Feb 2017 - 07:48

"Lavorate sempre come se il principale vi fosse vicino". "Chi spreca la roba del padrone danneggia il proprio salario". Sono queste alcune delle scritte apparse per le strade di Lumezzane, comune nella provincia di Brescia, soprannominata nel dopoguerra "la città-officina" per le numerose fabbriche presenti. Si tratta di "Espansa", un'installazione firmata dall'artista Fabrizio Bellomo, incaricato dall'assessorato alle Politiche culturali del Comune di realizzare un'opera d'arte pubblica permanente.

Bellomo ha creato delle targhe intagliate al laser su ferro grezzo dello spessore di 3 millimetri, replicando proprio alcuni dei modelli presenti sulla pubblicità del 1912. Su queste ha inciso alcuni dei moniti riportati nelle cosiddette "tabelle educative", quelle che richiamavano all'ordine e facevano la voce del padrone tra le mura delle fabbriche, del tipo: "L'esempio è la più bella forma di autorità"; e ancora: "Lavoro e onestà formano la dignità dell'uomo".

Queste targhe creative sono state poi installate permanentemente in giro per la cittadina e in un'operazione di "decontestualizzazione" sono state affisse all'entrata del Municipio, all'entrata di un grande parcheggio sotterraneo, su alcune scale pubbliche, in una pizzeria (ex osteria operaia di un villaggio operaio), in una piazza, sulla casa-fabbrica a firma dell'architetto Bertolinelli e all'entrata dello stadio comunale. Il risultato è che le targhe, una volta decontestualizzate, "generano delle associazioni stranianti e nella visione globale dell'installazione connotano l'intero agglomerato urbano-industriale di Lumezzane come un unico e organico stabilimento che comprende indistintamente al suo interno case e fabbriche, ma anche vie, piazze, parcheggi e pizzerie".

C'è chi ha apprezzato l'originalità dell'installazione, commentando che "l'arte serve a sollevare interrogativi". C'è poi chi ha polemizzato contro l'iniziativa, giudicandola "di pessimo gusto e provocatoria", o "l'essenza, se non l'apoteosi della schiavitù moderna". Ma c'è anche chi ha ironizzato, apprezzando in particolare la targa con su scritto "lavorare in silenzio": "Bisognerebbe riproporlo negli uffici".

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