Dal giornalista-scrittore un libro per ringraziare - e soprattutto raccontare - il Dottore, imprendibile benefattore delle emozioni
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Flash da un'estate di presente o di passato prossimo, e da un giorno ben preciso, domenica. Primissima ora del pomeriggio. “Ragazzini con il ghiacciolo in mano trovano posto con il naso in su, fisso sulla tele, spostano le sedie con le tibie, dentro il bar. Infradito e T-shirt da pausa in piena estate, il rumore lontano del mare, bambini che urlano sempre sulla spiaggia, cucchiaini e tazzine dappertutto, caffè, ma certo, anche lì. E poi salotti gremiti, le tapparelle abbassate, un'afa da acqua gassata, niente condizionatori. Stanze in penombra, incastonate dentro palazzi di città, l'odore denso di un uomo anziano, l'ordine composto di una signora sola; padri, madri, figli e cugini: bermuda, canotte, coca-cola, fette di pizza, fate silenzio, dài che si parte, si va".
E' l'affresco di un rito del nuovo millennio, celebrato da 15 anni a questa parte, quello del gran premio di moto in cui c'è Valentino Rossi che parte, corre, spesso entusiasma, ancora più spesso vince, riempiendo bacheca, anima e il cuore di molta gente. E non solo gli aficionados in maglietta gialla al circuito o quelli di spiaggia e divani di cui sopra. Per esempio anche quello di Giorgio Terruzzi, che dopo l'ennesima giornata felice - quest'anno ad Assen - ha deciso di scrivere una lunga, partecipe lettera. Da un giornalista-scrittore per nulla comune, a un fuoriclasse per nulla comune. "Grazie Valentino", ed è un inedito anche per l'autore, che di ritratti - indimenticabili - di eroi personali (e no) ne ha tratteggiati tanti, su carta, in televisione, con le parole scritte o pronunciate. Ma mai prima d'ora, e in maniera così diretta, ha ritenuto di omaggiare un campione del presente.
"E' nata su questo, sul desiderio, l'esigenza di esprimere gratitudine a uno che da un sacco di anni ci regala delle emozioni, che continua a produrre delle icone, delle immagini che restano", spiega Terruzzi, "ed è una gratitudine innanzitutto personale. Io ho avuto molta fortuna incrociando nella mia carriera le strade di Senna, Schumacher, Rossi. E Valentino, per motivi generazionali, è una sorta di figlio, il figlio che ti rende apprensivo e che ti ridà indietro soddisfazioni, è uno che ci ha fatto vivere anni di caviale e champagne professionale, a me e penso anche a Mediaset, a tutto un gruppo di gente che l'ha seguito e a cui ho voluto dedicare questo libro". E chi se ne frega se qualcuno sempre pronto al controcanto, equivocando tremendamente, può pensare a uno schierarsi. Valentino è in attività: va beh, e allora?: "Parziale? Sì, certo, mica si può trattare uno così come gli altri, Valentino non può essere uno come gli altri, ha cambiato la storia e anche la nostra strada di giornalisti, che di fronte a un personaggio simile sono stati ancora più stimolati al racconto di un campione che costruisce il suo cammino con una intensità continua, anche in un dopocorsa, in un backstage, con una comunicazione unica".
Valentino Rossi dunque come un curioso incrocio tra un Re Mida e un Peter Pan, il cui segreto è tuttora "nel divertimento da matti che prova ancora nel vivere questa vita, e il fatto è che ancora corre, e ancora vince, con quella voglia che era ancora più presente in Schumacher, che trovava l'unica risposta nel continuare a correre anche se non vinceva più. In una telefonata recente, tra il serio e il faceto, gli ho chiesto se ancora era il caso di andare in giro con quella tuta con "The Doctor" scritto sul fondoschiena, con quelle lettere colorate tipo Pongo: e dalla reazione di sorpresa, di quasi fastidio ho capito che era come se gli avessi chiesto di fare qualcosa di forzato, di innaturale. Di ciò che riguarderà Valentino adulto, per ora, non si hanno notizie, ha congelato l'adolescenza". Il che non significa incoscienza, non vuole dire distacco dal mondo reale, degli uomini: "Il sole e la luna sul suo casco mi hanno sempre fatto pensare che si porta dentro anche un'ombra, delle riservatezze complesse, dei sentimenti profondi che protegge, e lì dentro penso che ci stia tanta roba, una parte altrettanto importante che spero verrà fuori quando la sua vita cambierà, quando sarà in grado di "non fare il pirla" come ogni tanto gli raccomando oggi. Prima o poi dovrà lavorare su quella parte di se stesso senza adrenalina, ritoccare, trovare qualcosa che compensi ciò che perde, un matrimonio, un figlio, cose per ora lontane da questo personaggio".
Le lettere si spediscono, arrivano, vengono lette. E - non sempre - c'è una risposta del destinatario: "Gli avevo mandato la bozza, ce l'ha lì, c'è stato un ringraziamento prima di Silverstone, quando poi ha vinto sull'acqua, ancora una volta davanti a tutti. E io gli ho mandato un messaggio: "Cosa vuoi di percentuale?"
Giorgio Terruzzi
GRAZIE VALENTINO
Lettera a un campione infinito
Euro 12,00
pagg. 192
Rizzoli Editore