© Ufficio stampa | Arnaldo Pomodoro, Senza titolo, 1956
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Una quarantina di opere dei più grandi artisti italiani degli anni Cinquanta nell'esposizione a Palazzo Bisaccioni di Jesi
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La Seconda Guerra Mondiale è appena finita, c'è un'Italia da ricostruire. E' tempo di lasciarsi alle spalle le rovine materiali delle città, dell’economia e della società civile e di rimettere insieme i pezzi di una nuova coscienza culturale, dopo le ferite inferte dal Fascismo. Nel lasso di un decennio o poco più, fino all'avvento dei favolosi anni Sessanta, il Paese rinasce. Sono gli anni della formazione della Repubblica, di nuove geografie produttive e sociali, ma anche del risvegliarsi delle arti attraverso molteplici esperienze che non risparmiano accese polemiche. Anni di grande fervore, di scoperta e riscoperta, in cui si innesca un acceso dibattito tra differenti orientamenti poetici, prova che l'arte italiana ha nuova linfa. E' in questo contesto che nascono le opere della mostra "La libera maniera", fino al 4 maggio 2025 a Palazzo Bisaccioni di Jesi, e che raccoglie capolavori di artisti come Alberto Burri, Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Emilio Vedova, Bruno Munari, Carla Accardi e Gastone Novelli.
L’esposizione, una quarantina di opere in tutto, è stata curata da Marco Bazzini che ha spiegato: "E' difficile pensare agli anni Cinquanta come a un tempo in cui tutto si svolge con un progresso lineare perché sono anni in cui il divenire è caotico, soprattutto nell’arte che ne è lo specchio". Infatti in questo periodo storico gli artisti si aprono a una libertà espressiva fatta di tante e differenti maniere. "La libera maniera" vuole proprio evidenziare la diversificata e multiforme azione che gli artisti, durante gli anni del "miracolo economico" portano avanti. Un periodo fondamentale per gli sviluppi dell’arte italiana.
L’esposizione si apre con Alberto Magnelli e Corrado Cagli che, dopo una prima esperienza astratta tra le due guerre, portano in dote dall'esilio le più attuali esperienze artistiche. Le sperimentazioni degli artisti in mostra si traducono nelle sensibilità polimaterica di Alberto Burri, dalle nuove dimensioni spaziali indagate da Lucio Fontana ma anche da Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi Parmeggiani, Cesare Peverelli e Gianni Dova. Le nuove generazioni che dalla fine degli anni Quaranta possono iniziare ad affermare la loro proposta pittorica si indirizzano verso esperienze che scoprono il segno, così Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, ma anche il gesto che può assumere caratteri rivoluzionari come in Emilio Vedova. Colore e cromie decantano nella preziosa pittura di Afro Basaldella e Mario Nanni, mentre altri loro coetanei sono interessati a costruire una realtà tangibile e oggettiva, che supera ogni estrazione o riferimento al reale: è il caso di Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet. E ancora c’è chi come Renato Birolli, Ennio Morlotti e Antonio Corpora continuano a guardare alla natura proponendo dense superfici pittoriche o, al contrario, chi scruta l’universo atomico che in quel momento ha una non poca influenza nelle arti, come avviene in Enrico Baj, Guido Biasi e Mario Persico. Le artiste intanto prendono parte a questa nuova dimensione con una sensibilità fortemente autonoma: sono Renata Boero, Regina, Paola Levi Montalcini e Grazia Varisco. Conclude il percorso espositivo un nucleo di artisti che si forma in questo periodo e che fa proprie queste premesse per portarle a dimensioni nuove nel decennio successivo: Toti Scialoja, Gastone Novelli, Mario Nigro, Enrico Castellani, Gianni Colombo e Agostino Bonalumi. In mostra anche opere di Piero Dorazio, Plinio Mesciulam, Alberto Moretti, Cesare Peverelli, Giulio Turcato e Arnaldo Pomodoro, alla sue prime esperienze pittoriche di metà anni cinquanta.
"La libera Maniera" è presentata da Intesa Sanpaolo, alle cui prestigiosi collezioni si è attinto per la realizzazione, ed è promossa in sinergia con Gallerie d’Italia e Fondazione Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo e con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione Marche.