Neri ha raccontato a Tgcom24 di cosa parla il volume e come ha avuto l'ispirazione
di Giorgia Argiolas© Ufficio stampa
Due storie che si intrecciano per formarne una: da un lato, quella di un ispettore capo della Mobile di Milano, Amanda Visentin, dall'altra, quella di una ragazza che sparisce dall'ufficio in cui lavora, Cristina Lovatelli. È "Naftalina" (Golem Edizioni, 144 pp., 15 euro), il primo romanzo di Geraldina Neri, channel manager del canale televisivo Top Crime, in libreria dal 20 ottobre. L'autrice ha raccontato a Tgcom24 di cosa parla il libro e come ha avuto l'ispirazione (c'entra un'edicola collocata in "un posto strano"). Ecco trama e intervista.
La trama - Lovatelli sparisce dall'ufficio. Sulla scena vengono rinvenute tracce di sangue e segni di violenta colluttazione. L'ispettore capo Visentin individua una flebile traccia che sa di vecchio, di tempo sospeso, di vita mai vissuta: naftalina. Il fiuto è la sua qualità migliore. Purtroppo, non basta a convincere superiori e procura a concederle un mandato… Peccato. Se solo l'ascoltassero, non ci sarebbero altre vittime. Nel frattempo, c'è chi indaga sulla scomparsa della madre di Amanda, avvenuta quando lei aveva pochi mesi. Che suo padre, il generale, e sua nonna non le abbiano raccontato la verità? Tra dialetto milanese, veneto, italiano e inglese, inseguendo scie di profumo, tracce odorose ed essenze si dipana il primo caso per l'ispettore capo Amanda Visentin.
Neri, può descriverci il suo libro?
Il libro è un noir ambientato nella città meneghina. La protagonista è un ispettore capo della squadra mobile di Milano, che ha un dono particolare: fin da piccola, è abituata a giudicare le persone attraverso l'olfatto. Questa sua dote naturale diventa dunque una sorta di potere in più che ha sulla scena del crimine o durante le indagini per riuscire a capire da un punto di vista diverso le persone che ha davanti. E soprattutto, poi, per individuare i colpevoli. È un personaggio abbastanza multiforme perché ha tante qualità, ma anche tante piccole nevrosi, dovute principalmente a una ferita profonda che porta con sé, ossia il fatto che sua madre è sparita quando lei era piccolissima e non si è mai più fatta viva. Quindi, è cresciuta con un padre molto autoritario - è un generale dell'esercito - e una nonna altrettanto severa. Amanda ha sempre cercato la madre e, all'interno del romanzo, oltre al filone dell'indagine, c'è proprio la descrizione delle sue ricerche in giro per il mondo.
La storia riguarda, invece, la sparizione di una ragazza giovane, Cristina, a detta di tutti la classica brava ragazza, che lavora in uno studio di amministrazione di condominio in un quartiere popolare di Milano. Una mattina, la portinaia trova tutto per aria e chiama la polizia, vengono fatti dei rilievi, si vede che ci sono delle tracce di sangue. Ma, soprattutto, la ragazza è irrintracciabile dal giorno prima.
Man mano, vengono individuate varie persone che possono in qualche modo essere responsabili. Ma l'unica che riesce a scoprire chi è il colpevole è Amanda e lo fa grazie all'odore della naftalina, che prima sente sulla scena del crimine e poi addosso al responsabile.
Per questo il titolo "Naftalina"?
Non solo. La parola ha anche un significato metaforico. Infatti, il "cattivo" della storia ha vissuto in naftalina tutta la vita: è sempre stato ai margini, bullizzato, messo da parte e, quindi, non ha mai potuto vivere completamente la sua vita. Inoltre, naftalina è anche la sostanza con cui lui poi... Beh, non voglio spoilerare troppo, succederanno altre cose. Lascio a chi vorrà leggere la curiosità di approfondire.
Com'è nata l'idea? Cosa l'ha ispirata?
L'idea me l'ha ispirata un'edicola situata vicino a una chiesa nella zona dove abito. Si trova in un posto strano, un po' nascosto. Ogni volta che passavo di lì lo pensavo e, a un certo punto, ho cominciato a immaginare la figura di un edicolante nascosto all'interno della struttura. Poi, mentre due anni fa partecipavo a un corso di scrittura dedicato al genere giallo e noir tenuto da Luca Briasco presso la scuola Belleville, improvvisamente la storia è decollata. A un certo punto, sono apparsi il personaggio di Amanda e tutta la sua squadra e, in un attimo, la vicenda si è delineata. Ma tutto è partito dalla figura dell'edicolante e dall'edicola situata in un posto stranissimo.
Il fatto di lavorare a Top Crime può averla influenzata sul genere?
Assolutamente sì. Ormai sono immersa nel genere da quasi 10 anni, da quando mi occupo della programmazione di Top Crime. È diventato un po' il mio modo di vedere le cose: cercare di capire quali sono le dinamiche psicologiche che ci sono dietro un delitto, il profilo delle persone, il perché accadano certe cose.