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"Non cercare l'uomo capra", il romanzo di Irene Chias

Nel terzo romanzo della scrittrice siciliana, edito da Laurana, si alternano le storie di migranti venuti da diverse parti del mondo

02 Nov 2016 - 15:09

Non cercare l'uomo capra è il nuovo romanzo di Irene Chias edito da Laurana Editore (15 euro). Nel libro, ambientato in una Milano onirica e nevrotica, si alternano le storie di migranti venuti da diverse parti del mondo. Il girovagare erotico e geografico del romanzo scardina i meccanismi identitari e le trappole dell'amore romantico. Il riferimento alla capra deriva dalla citazione di uno dei protagonisti, un violinista romeno appassionato di astrologia: l'animale è, infatti, uno dei segni dello zodiaco cinese. I protagonisti sono Luisa, Simona, Seedia, Assane e Rodrigo, che tra le note di tango fusion e jazz manouche, ci fanno riflettere sul fatto che forse alla fine siamo tutti migranti. La postfazione di Non cercare l'uomo capra è stata scritta dallo scrittore della migrazione Pap Khouma.

L'autrice. Irene Chias vive a Milano, ma è siciliana d'origine. I suoi racconti sono apparsi su Nuovi Argomenti, su Granta Italia, sulle pagine siciliane di Repubblica, su Primo amore e su diverse antologie. Nel 2010 è uscito il suo romanzo Sono ateo e ti amo, edito da Elliot. Nel 2013 Mondadori ha pubblicato il libro Esercizi di sevizia e seduzione, vincitore nel 2014 del Premio Mondello Opera italiana e del Mondello Giovani. 

In anteprima per Tgcom24 due estratti dal libro:

La squadra di pallavolo
C’è stato un periodo della vita culturale dei bambini nel corso degli anni Ottanta, fra Candy Candy e le svariate maghette con cui la Fininvest ha infestato i palinsesti, in cui lo sport ha goduto di un suo momento di gloria nelle rappresentazioni anime.
Accantonati temporaneamente gli adattamenti di feuilleton europei e prima di approdare a un soprannaturale di glitter e paillettes, gli ideatori dei cartoni animati giapponesi ci hanno regalato Rocky Joe, Jenny la tennista, Holly e Benji, Quella magnifica dozzina (poi ribattezzata Mimì e la nazionale di pallavolo), Mila e Shiro.
Alla fine, lo sport che rispose all’inglobamento dell’identità maschile da parte del calcio fu, per le femmine, la pallavolo. Qualche maschio giocava sì a pallavolo, più di quanto le femmine non giocassero a calcio, ma in generale, dove i maschi si davano al pallone – inteso appunto unicamente come calcio – le femmine si buttavano sulla pallavolo.
Presto, almeno nell’immaginario del mio giro di amiche, la masochista Mimì Ayuhara venne gloriosamente spodestata dalla spensierata Mila Azuki. I palloni erano sempre ellittici e imprevedibili, quando non elicoidali e letali, ma le due pallavoliste – rese cugine dal marketing televisivo italiano – erano profondamente diverse. Sofferente e sacrificata Mimì della magnifica dozzina, strafottente ed esuberante Mila, che si iscrive alla squadra di pallavolo della scuola solo perché le piace Shiro, anche se poi ci prende gusto fino ad arrivare alle olimpiadi di Seul del 1988.
La prima, non si capisce perché, si sottopone agli allenamenti-tortura concepiti dalla mente sadica di un allenatore sovrappeso, consistenti in bagher con le catene ai polsi o gratuite pallonate in faccia per temprare lo spirito. L’altra no.
Oggi, a metà degli anni dieci del secolo successivo, l’identità di alcune s’incanala ancora nella scia lasciata da Mimì e Mila. Quando va bene.


Zodiaci
Un giorno Rodrigo mi fa conoscere Răzvan, il violinista di Bucarest che saltuariamente suona col gruppo manouche. Răzvan, oltre a essere un musicista piuttosto rinomato nel suo ambito, è anche un fervente appassionato di astrologia. Non gli è chiaro che io e il suo chitarrista stiamo insieme, forse. In ogni caso si pone subito nei miei confronti in modalità seduttiva e inizia a parlarmi di zodiaco: ha capito che sono un segno d’acqua dal mio tocco sensuale e morbido nello stringergli la mano quando Rodrigo ci ha presentati, ma dal mio portamento fiero e altero aveva già capito che ho un ascendente di fuoco.
Io a queste cose astrologiche non ho mai creduto ma, stando a quel poco che so del mio quadro astrale, ha indovinato. Mi sorprende.
“Hai molte case in ariete, e certamente la luna in cancro”.
“Boh, onestamente non saprei”.
“Lo so io, si capiscono tante cose da come ti muovi e anche da come parli: ti piace il potere”.
“Ma sei sicuro?”
“Sicurissimo! E sicuramente vorrai sapere qualcosa sulla tua vita sentimentale…”
“Mah, forse non…”
“Certo che vuoi saperlo. Hai avuto una vita sentimentale molto travagliata, spesso appassionata, ma tanto conflittuale. È ovvio: hai marte in ariete!”
“Ah, e che devo fare?”
“Niente, voi donne bufalo nella seconda metà della vostra vita iniziate una relazione longeva e monogama. Per questo, per quello che ho capito di te, ti consiglio di cercare un uomo capra”.
“Come capra?”
“Un uomo nato nell’anno della capra… 1967, 1979, oppure, se vuoi aspettare un altro po’, anche 1991. Se invece ti piacciono agé, puoi prenderne uno già stagionato, uno del 1955. Io sono capra, sessantasette…” “Ma che segni sono?”
“È l’oroscopo cinese: dodici segni in un ciclo di dodici anni; cinque elementi in un ciclo di dieci anni: fuoco, terra, metallo, acqua e legno. E poi yin e yang…”
“Ah! E uno del settantasette invece che animale… che segno è?”, chiedo a Răzvan.
Rodrigo mi lancia un’occhiata furtiva, poi si gira e sorride di nascosto, mentre sistema amplificatori e spinotti per le prove. Non più come negli anni trenta, quando gli strumenti dovevano bastare da soli a coprire gli schiamazzi delle sale da ballo.
“Se è nato dopo metà febbraio è… serpente”.
“E serpente non va bene?”
“Col serpente puoi avere un’amicizia esaltata, non un amore che ti accompagni fino alla fine dei tuoi giorni”.
“E la capra invece mi accompagnerà”.
“Sì, l’uomo capra è calmo e domestico, accogliente e silenzioso. È elegante. Ama le radici e la famiglia, è accomodante e gregario. Visto che a te piace comandare è perfetto…”
“Ma veramente…”
“L’elemento della capra del settantanove è la terra, si tratta quindi di un uomo un po’ insicuro, ma anche molto pratico. Io invece sono una capra di fuoco, non ho bisogno dell’approvazione degli altri e forse sono un po’ meno sensibile delle altre capre, ma questo vuol dire anche che ho più fiducia in me stesso”.
“E il serpente?”
Răzvan glissa. “Tu sei un bufalo d’acqua, questo ti rende più flessibile e di mentalità più aperta rispetto agli altri bufali. Una caratteristica che è amplificata dal tuo segno zodiacale, che è un segno d’acqua. Sei sincera e paziente, una grande intrattenitrice, quando sei in vena. E hai un’intelligenza rapida”.
“Grazie”.
“Non lo dico io”.
“E chi lo dice?”
“L’oroscopo cinese”.
“Ah, giusto! Ma prima di iniziare una relazione monogama con l’uomo capra, non posso gestirmi un’amicizia esaltata con un uomo serpente?”
Răzvan inspira una risposta e poi si blocca. Si guarda intorno fino a intercettare Rodrigo che sgroviglia cavi elettrici. Poi annuisce.
“L’uomo del settantasette è un serpente di fuoco. Personalità analitiche e razionali, molto materialiste e un po’ opportuniste. Con una grandissima capacità di persuasione, pericolosamente abili nel convincere chi gli sta accanto. Se vuoi, divertiti con un serpente. Ma il mio consiglio è: cerca l’uomo capra”.

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