Al Maxxi di Roma, 200 opere dell'artista Maria Lai
© ufficio-stampa | Maria Lai, Senza titolo
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Il museo di Roma ospiterà una retrospettiva sull'artista sarda, raccontata attraverso 200 delle sue opere
di Lorella GiudiciMaria Lai, Tenendo per mano il sole © ufficio-stampa
“Nel 2019 – spiega Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI - abbiamo scelto di rivolgere particolare attenzione alle visioni artistiche femminili e non poteva, dunque, mancare un progetto legato a Maria Lai. Con questa mostra, infatti, rendiamo un tributo alla figura ed all’opera di una donna che ha saputo interpretare nel corso della sua carriera artistica infiniti linguaggi, sempre però nel solco della sua ricerca: rappresentare e reinventare con delicatezza e poesia tradizioni e simboli di una cultura arcaica, eterna e rivolgersi con forza ed immediatezza ai contemporanei”.
© ufficio-stampa | Maria Lai, Senza titolo
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La retrospettiva, che celebra il centenario della nascita dell’artista sarda, scomparsa nel 2013, si concentra sulle opere che crea a partire dagli anni Sessanta, oltre 200 lavori, la maggior parte inediti, tra cui Libri cuciti, sculture, Geografie e i suoi celebri Telai, che raccontano una delle voci più intense del panorama artistico contemporaneo.
Tenendo per mano il sole è il titolo della mostra, ma è anche la prima Fiaba cucita dalla Lai che come strumenti di espressione sceglie il filo, la stoffa e il telaio del tessitore, oggetti del quotidiano, oltre che simboli dell’artigianato sardo, che vengono privati della loro funzione pratica per essere trasformati in opere dalla fervida ricerca espressiva.
L’arte di Maria Lai affonda le radici nell’antica civiltà della sua bella Isola (era nata ad Ulassai, nella provincia di Nuoro, nel 1919), ma non si dimentica del colore, - specialmente degli ocra, dei bruni e del crema che prende a prestito dall’aspro paesaggio della sua terra - attraverso il quale mantiene vivo il dialogo con la pittura. Ma la sua ricerca è anche concettuale, in linea con quelle di Pascali e di Manzoni, due artisti che dichiara di ammirare in modo incondizionato.
La mostra, divisa in cinque sezioni, ciascuna dedicata a un aspetto del suo intenso creare, si chiude con la felice stagione delle opere partecipative, in particolare con la documentazione di Legarsi alla montagna (1981), considerato il primo episodio di Arte relazionale in Italia. Un intervento ispirato a un’antica leggenda, con cui Maria Lai riesce a coinvolgere tutta la popolazione di Ulassai. La profonda convinzione del potere salvifico dell’arte, il tema del gioco ritenuto fondante per la crescita di ideali per la collettività, l’arte come strumento, capace di far incontrare, immaginare, mettere in relazione: questo, e altro ancora, rende Maria Lai un’artista tra le più innovative della sua generazione, che ha saputo intercettare e interpretare agli albori meccanismi culturali alla base della società di oggi. Come nei Telai e nelle tessiture a lei così care, i suoi fili idealmente tesi fra tradizione e contemporaneità hanno tracciato una fitta trama di relazioni tra le persone, contribuendo a un profondo cambiamento delle storie e delle identità personali, sociali e collettive.