Il protagonista bombarda gli adulti di domande disarmanti e traccia su un quaderno schemi dall'irresistibile effetto comico, per tentare di capire come funzioni: con la morte, il bene e il male, il silenzio di Dio
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"Mi chiamo Teo, ho otto anni e voglio incontrare Napoleone. Ho una battaglia molto importante da vincere e lui è l'unico che mi può aiutare. Per incontrarlo mi tocca morire, però, perché Napoleone è un morto". Lorenza Gentile, voce giovane della letteratura italiana, esordisce a soli ventisei anni con “Teo” (Einaudi Stile Libero, 176 pagine, 16 euro), favola contemporanea sulla necessità di trovare una risposta alla morte e alla precarietà esistenziale attraverso l'innocenza dell'infanzia.
Scrive la prima bozza del romanzo a soli ventuno anni mentre studia alla Goldsmiths University di Londra Arti dello Spettacolo, figlia di uno sceneggiatore e una pittrice, discendente del filosofo Giovanni Gentile (suo trisnonno), ha 20 cugini, tre fratelli più piccoli, vive a Londra, dopo aver trascorso un periodo a Parigi e guarda il mondo attraverso gli occhi Teo, un bambino di otto anni che si confronta con il tema della morte per incontrare il suo “Supereroe”: Napoleone Bonaparte, l'unico, ai suoi occhi, che può aiutarlo a vincere la sua prima grande battaglia, salvare i genitori dal divorzio.
Teo affronta con candore e lucidità i grandi temi esistenziali: la morte, l'amore, l'amicizia, la famiglia, offrendo al lettore l'opportunità di interrogarsi a sua volta. È un trattato di filosofia ironico e divertente, scritto con la semplicità e l'innocenza di un bambino. La scrittrice si cimenta in un difficile esercizio di stile, mettendosi nei panni di Teo e raccontandone il punto di vista, aiutando il lettore a comprendere il linguaggio metaforico e fantastico dei bambini.
Teo si ritrova costretto ad affrontare i conflitti e i silenzi della sua famiglia, la diversità dei compagni di scuola, l'adolescenza della sorella, l'incapacità da parte degli adulti di capirlo. Nonostante le difficoltà continua sempre a combattere, insegnandoci come, nella vita, la cosa davvero importante sia non arrendersi mai.
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