FINO AL 3 DICEMBRE

"Un popolo che cambia la storia": a Pavia la mostra-evento sui Longobardi

Inaugurata nella città che fu la capitale del regno degli uomini "dalle lunghe barbe", la mostra sarà visitabile fino al 3 dicembre. Poi si sposterà a Napoli e nel 2018 a San Pietroburgo. Al suo interno sono esposti oltre 300 reperti, molti dei quali inediti

08 Set 2017 - 16:32
 © sito-ufficiale

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Per oltre duecento anni l'Italia, o almeno la maggior parte, fu governata da un popolo barbaro calato nell'odierno Friuli dalle Alpi orientali: i Longobardi. Il loro predominio durò dal 568 al 774, anno in cui Carlo Magno sconfisse il re Desiderio e suo figlio Adelchi. Un popolo che cambiò la storia d'Italia e d'Europa, e lo fece in maniera decisiva. Proprio agli uomini "dalle lunghe barbe" (o "dalle lunghe alabarde", secondo altri) è dedicata la mostra-evento inaugurata il 1° settembre nel Castello Visconteo di quella che fu la capitale del loro Regnum totius Italiæ ("Regno di tutta l'Italia"): Ticinum, l'odierna Pavia. Un "tesoro" artistico che comprende oltre 300 reperti, molti dei quali inediti, e tre cripte pavesi aperte per la prima volta al pubblico.

Proprio per la qualità e il valore archeologico degli oggetti esposti, la mostra è stata definita "epocale" dagli esperti. Sono occorsi due anni di lavoro ai curatori, Gian Piero Brogiolo e Federico Marazzi, a mettere in piedi il tutto in collaborazione col Mibact.

Nel grande spazio espositivo del Castello pavese, che già ospita collezioni permanenti relative all'epoca longobarda, otto sezioni tematiche accompagnano il visitatore attraverso un percorso fatto di installazioni multimediali e ritrovamenti archeologici, il tutto scandito da video che documentano la storia del popolo giunto in Italia dalla Pannonia (odierna Ungheria). Il 15 dicembre la mostra si sposterà al museo Archeologico nazionale di Napoli e ad aprile 2018 al museo statale Ermitage di San Pietroburgo.

All'epoca del loro arrivo in Italia, i Longobardi erano comandati dal mitico re Alboino, colui che secondo la leggenda durante un banchetto a Verona offrì il teschio del suocero alla moglie Rosmunda, perché vi bevesse. Due secoli dopo arrivò Carlo Magno, e sappiamo bene come è andata. Ma di quel periodo sono rimaste tracce inestimabili come spade, scramasax (lunghi coltelli), rilievi ornamentali, elementi architettonici, oggetti d'uso quotidiano, gioielli e manoscritti contenenti leggi e codici longobardi.

Tra i reperti più interessanti in esposizione, il più antico dei codici contenente l'Editto di Rotari (dal nome del re che lo promulgò nel 643). In questa raccolta scritta di leggi i Longobardi stabilirono reati e sanzioni, istituzionalizzarono costumi e abitudini, "addolcirono" leggi troppo dure e introdussero il carcere fra le pene. Tra le altre opere degne di nota figurano le monete (in particolare gli "ori di Senise", rinvenuti in Basilicata), gli scheletri di cavallo e due cani dalla necropoli di Pogliano Veronese, i corni in vetro provenienti da Cividale del Friuli.

Barbari cristiani - Quelle che in Italia abbiamo imparato a chiamare "invasioni barbariche", nella storiografia tedesca vengono invece definite "migrazioni". Basta questo a dare la cifra del relativismo che caratterizza l'insegnamento della storia. Al loro arrivo nello Stivale, i Longobardi non erano più un popolo pagano. O meglio non lo erano ufficialmente, dato che diversi gruppi continuarono a celebrare riti tramandati fin dalle loro origini scandinave, anche se oggetto di profonde trasformazioni. Si erano già convertiti all'arianesimo, quindi erano cristiani. Il passaggio al cattolicesimo non fu indolore, ma tuttavia spinse i Longobardi a erigere monasteri e opere di rara bellezza in nome di Dio e dei Santi. Uno più di altri, però, incarnava al meglio il loro spirito: San Michele, l'arcangelo guerriero.

Monasteri e ducati nel Sud - Alcuni dei luoghi di culto edificati dai Longobardi si trovano nel Sud Italia, in quella Langobardia minor (la parte centro-meridionale del regno, per distinguerla dalla Langobardia maior a settentrione) che comprendeva i ducati di Spoleto e di Benevento (ai quali si aggiunse in seguito anche Salerno) e diversi baronati. Tra i monasteri più famosi, oltre a quello di Montecassino, figura San Vincenzo al Volturno. Quest'ultimo rappresenta un caso archeologico unico nel panorama europeo: l'esplorazione della sua struttura, dalle cucine al refettorio alle biblioteche, ha portato alla luce elementi preziosi per la ricostruzione della vita monastica altomedievale.

Informazioni - La mostra sui Longobardi si potrà visitare nelle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia dal martedì alla domenica (tra le 10 e le 18), il lunedì dalle 10 alle 13 (solo per visite organizzate).

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