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In mostra a Palazzo Reale fino al 25 giugno un'accurata selezione di video realizzati in trent'anni di lavoro
di Lorella Giudici© Ufficio stampa
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Nato a New York nel 1951, da padre di origine italiana e madre americana, Bill Viola è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi video-artisti di tutti i tempi. L'amore di Bill per il mondo del video risale addirittura all'infanzia, quando "fu nominato «Capitano della squadra TV» nella scuola elementare del Queens, a New York, e gli fu assegnato il compito di spostare un televisore su un carrello da un'aula all'altra per le lezioni dei bambini. Rimase affascinato dal bagliore blu del monitor: aveva solo nove anni". L'aneddoto lo racconta Kira Perov (moglie di Bill nonché direttore esecutivo del Bill Viola Studio) nel catalogo che accompagna la mostra a Palazzo Reale di Milano (aperta dal 24 febbraio al 25 giugno 2023).
L'esposizione è un'accurata selezione di video realizzati in trent'anni di lavoro e contempla tematiche profonde, legate alla vita, alla morte, alla lotta che l'uomo è chiamato a fare per una e per l'altra e alla spiritualità, perché per lui «l'arte è il risveglio dell'anima». Sono dunque lavori che indagano le infinite possibilità della psiche e dell'animo attraverso elementi simbolici come il fuoco e l'acqua. Tutte questioni che Bill Vola presenta con immagini al rallentatore, nelle quali luce, colore e suono creano momenti di profonda introspezione.
Ad aprire il percorso sono alcune installazioni della serie Passions, quali The Quintet of the Silent (2000), Catherine's Room (2001) e The Greeting (1995), che si ispirano alle pitture del Rinascimento italiano e che, grazie allo slow motion, catturano e dilatano le emozioni.
L'arte italiana del Quattro e Cinquecento è uno degli elementi che ritorna con frequenza nei suoi video, come in Emergence (2002), che si ispira alla Pietà dipinta nel 1424 da Masolino da Panicale per la chiesa di San Giovanni Battista a Empoli. L'affresco raffigura Cristo che risorge dal sepolcro, assistito dalla Madonna e da San Giovanni, il video invece presenta un giovane che risorge da una cisterna traboccante d'acqua, come se la morte e il battesimo (quindi la nascita) diventassero una cosa sola. Tuttavia, il contenuto cristiano, che inevitabilmente viene evocato, non è però ciò che Viola intende sottolineare, piuttosto vuole che si colga l'idea che la vita possa essere più cose allo stesso tempo e che la morte è parte indissolubile della vita stessa, come recita un aforisma di un filosofo cinese, Chuang Tzu, che Viola ha fatto suo: «La nascita non è un inizio; la morte non è una fine».
Anche Ocean Without a Shore (2007), ha a che fare con l'Italia. È un video nato a Venezia, nella piccola chiesa sconsacrata di San Gallo, e nel quale Viola racchiude i fantasmi del passato segnando la soglia metaforica tra la vita e la morte con l'immagine di tre altari che non sono altro che le porte per il passaggio dei morti da e verso il nostro mondo. Una volta incarnati, però, tutti coloro che hanno oltrepassato la soglia (simbolicamente segnata dall'acqua) si rendono conto che la loro presenza ha un termine e che devono allontanarsi dall'esistenza materiale per tornare da dove sono venuti. Il ciclo si ripete senza fine perché il destino dell'umanità è tutto in quel sottile e breve passaggio.
Un diluvio improvviso e spaventoso è invece al centro di The Raft (maggio 2004), un'opera che vuole ricordare che l'umanità può lavorare all'unisono per sopravvivere a catastrofi naturali o politiche. Diciannove persone, uomini e donne, di diverse origini etniche ed estrazione sociale vengono colpite all'improvviso da un potente getto d'acqua proveniente da un idrante ad alta pressione e d'istinto si aggrappano l'una all'altra per sopravvivere. È una strenua lotta contro la forza implacabile della natura. Ma, quando tutto sembra perduto, di colpo, così come è arrivata, l'acqua si ferma, lasciando dietro di sé individui doloranti, disorientati e malconci. Eppure, non cantiamo vittoria, non sempre c'è la salvezza, in Martyrs (2014) l'uomo soccombe.