Lo sceneggiatore e creatore del celebre personaggio sarà tra gli ospiti di "Cartoomics". Tgcom24 lo ha sentito
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Tra i tanti appuntamenti importanti dell'edizione 2019 di Cartoomics ce n'è uno che qualsiasi appassionato di fumetto non può permettersi di perdere. Sabato 9 marzo, infatti, alle 16 Max Bunker è protagonista di un incontro per celebrare i 50 anni di Alan Ford. Non solo il suo fumetto più celebre, ma anche uno dei fumetti più importanti della storia italiana. "Dopo quasi 600 numeri è ancora in buona salute - dice lui a Tgcom24 -. Dentro c'è la storia d'Italia degli ultimi cinque decenni, con tutti i suoi cambiamenti, nel bene e, forse di più, nel male".
Era il maggio del 1969 quando usciva il primo numero di un fumetto che avrebbe rivoluzionato il panorama del settore in Italia. Alan Ford, ideato e sceneggiato da Max Bunker, al secolo Luciano Secchi, era (ed è rimasto) un unicum, fondendo, nella più ampia cornice di un genere spionistico d'azione, più sottogeneri come quello comico, horror, satirico. Graficamente legato a filo doppio alla matita di maestri come Magnus, Paolo Piffarerio e Dario Perucca, Alan Ford deve la sua unicità soprattutto alla scrittura di Bunker, intrisa di umorismo nero, politicamente scorretto e denuncia sociale. Alan Ford è così arrivato fino a noi, ormai prossimo alla soglia del numero 600, superando anche le inevitabili crisi del settore. Dopo il fallimento a metà degli anni 80 dell'Editoriale Corno, Alan ha proseguito le pubblicazioni prima con la Max Bunker Press e, oggi che Secchi si è ritirato dall'attività di editore, con la 1000VolteMeglio Publishing di sua figlia Raffaella, che ne ha raccolto il testimone. Ma Max Bunker, come autore, continua a sfornare nuove storie.
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50 anni fa avrebbe mai immaginato che Alan Ford avrebbe avuto una vita così lunga?
Assolutamente no! Quando siamo arrivati al numero 100 ci sembrava già di aver raggiunto un obiettivo incredibile. Poi l'appettito viene mangiando e siamo sempre andati avanti. Anche in tempi di crisi Alan ha sempre avuto un suo pubblico fedele che lo ha seguito.
Tra l'altro, caso più unico che raro per una serialità così lunga, lei ha scritto tutti gli albi, dal primo all'ultimo...
Alan Ford è un prodotto molto particolare, è una cosa completamente mia, sentita e pensata per lungo tempo da me. Se ci mettessero mano altre persone diventerebbe un'altra cosa, lo affosserebbero subito. E' un rischio che non ho mai voluto correre. Poi a me piace farlo e sono anche un po' geloso...
Con altri personaggi non è stato altrettanto geloso...
No infatti. Per esempio Kriminal e Satanik hanno avuto altri sceneggiatori, anche se alle spalle c'era sempre la mia guida. Ma erano settimanali e non potevo certo far tutto io.
Come porta i suoi 50 anni Alan Ford?
Diciamo che leggendolo si potrebbe leggere la storia d'Italia. La sua evoluzione nel bene e, forse, più nel male. E' un documento storico. Quando qualcuno vorrà leggerlo con quelle lenti si accorgerà che ci sono tutti gli elementi della storia degli ultimi 50 anni del nostro Paese.
Lei ha sempre avuto una scrittura molto personale, con una satira feroce e spesso controversa per come ha trattato temi spinosi. Come si trova in un'epoca in cui comanda il "politicamente corretto"?
Sinceramente non mi interessa, io seguo il mio istinto e basta. Non ho mai fatto caso a come sono le cose esterne. Prendo la realtà, la giro e la giostro secondo la mia visione e nell'ottica che mi è funzionale. Maa senza pensare a cosa può dare fastidio o cosa può essere sconveniente. Anche per questo, nonostante i molti tentativi, non sono mai riusciti a imitare Alan Ford.
Lei è stato una figura chiave per il fumetto in Italia non solo come autore, ma anche come editore, avendo portato per primo, con l'Editoriale Corno, i fumetti Marvel. Oggi com'è lo stato di salute di quel mondo?
Partiamo dalla crisi delle edicole, che non è una cosa da poco. Il fumetto ha provato a trovare rifugio nelle fumetterie, ma queste sono rimaste un posto di nicchia, per sofisticati. Il contesto quindi ha reso tutto più difficile. Ma non è che all'estero la situazione sia molto più rosea.
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Concentrandosi in fumetterie e librerie il fumetto ha perso la sua vocazione popolare per diventare elitario?
Sì, per forza di cose. E' tutta un questione di prezzi. La riduzione delle tirature ha costretto ad alzarli: se stampi 100mila copie puoi avere un prezzo abbordabile, se ne tiri 10mila le cose cambiano. E i prezzi alti non sono alla portata di tutti, e quindi il pubblico è sempre più fatto di collezionisti di un certo tipo.
Oltre che della serie regolare Alan Ford vive molto di ristampe ed edizioni speciali. Sono più rivolte al pubblico di collezionisti di cui parlava o alle nuove generazioni?
In realtà a entrambe le categorie. E' necessario ogni tanto fornire un po' di conoscenza del passato ai nuovi adepti, che hanno scoperto il personaggio ora ma che non hanno avuto modo di conoscere le cose storiche. Ma d'altra parte anche chi è un lettore da 40 anni e più può essere interessato. Spesso uno ha letto il fumetto quando era bimbo ma ora non lo possiede più, perché a una certa età si cambia gusto. Ma diventando più adulti si diventa più bambini e quindi si torna a cercare ciò che si aveva.
Oltre ad Alan Ford ha creato tantissimi altri personaggio, tra cui Kriminal e Satanik. Ce n'è qualcuno che secondo lei avrebbe meritato maggior fortuna di quella che ha avuto?
Sì, Kerry Kross! Purtroppo ho creato un personaggio femminile lesbico e i tempi, parliamo dei primi anni 90, non erano ancora maturi. Ma forse non lo sarebbero nemmeno oggi. A parole sono tutti aperti, ma poi alla prova dei fatti esistono delle fortissime prevenzioni. Mi spiace molto perché sono convinto che, dopo Satanik, sia stato il mio personaggio femminile migliore.
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