da monza a roma

Archeologia, dopo 100 anni il torello di Veio torna al Museo Nazionale Romano

La statuetta votiva in terracotta, datata dalla metà del IV al II secolo a.C., era stata restituita in piena pandemia accompagnata da una lettera anonima: "Prima di morire vorrei vederla esposta"

09 Ott 2024 - 16:06
 © Carabinieri

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Il torello di Veio torna al Museo Nazionale Romano dopo oltre 100 anni grazie all'azione dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Monza e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese. È il felice epilogo di una vicenda che ha avuto inizio in piena pandemia, quando i Musei Civici di Monza avevano ricevuto in forma anonima una statuetta votiva in terracotta riproducente un toro, accompagnata da una lettera dattiloscritta con oggetto: "Il ritorno a casa di 47220 dopo 80 anni e più". E l'ammissione: "Lo restituisco perché prima di morire vorrei vederlo esposto in un museo".

Il numero sulla statuetta, 47220, era quello riportato nella parte inferiore del manufatto, mentre nel testo che lo accompagnava erano narrate le rocambolesche vicende del reperto, fino a quando era giunto nelle mani dell'ultimo detentore. Questi, evidentemente con qualche senso di colpa, spiegava la motivazione che lo aveva spinto alla restituzione, auspicando che "prima di intraprendere il suo ultimo viaggio" avrebbe voluto ammirare la scultura esposta in museo. Detto, fatto.

Gli immediati accertamenti richiesti dalla direzione dei Musei di Monza ai Carabinieri del locale Nucleo Carabinieri TPC, che hanno coinvolto anche funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, hanno permesso di stabilire che si trattava di una statuetta votiva originariamente proveniente dall'antica città etrusca di Veio, sottratta negli anni '20 del secolo scorso dal Museo Nazionale Romano.

Il Museo Nazionale Romano aveva concesso in prestito alla Società Umanitaria di Milano un lotto di 23 reperti archeologici da porre a disposizione degli studenti dell'Istituto Superiore delle Industrie Artistiche (I.S.I.A.) che all'epoca aveva sede nella Villa Reale di Monza. L'ente era stato fondato agli inizi degli anni '20 dal consorzio costituito dalla Società Umanitaria e dai Comuni di Milano e Monza ed ebbe vita fino al 1943. Da allora, complici i tragici eventi bellici di quegli anni, dei reperti archeologici ne sono state perse le tracce.

Dal punto di vista storico artistico, la statuetta è un ex voto zoomorfo in terracotta molto frequente nelle stipi votive etrusco-laziali e campane dalla metà del IV al II secolo a.C. In genere realizzate in terracotta, queste statuette raffiguranti generalmente bovini e suini sono state interpretate come elemento sostitutivo di un animale sacrificato, ovvero come richiesta di protezione sul bestiame, fonte primaria di sostentamento familiare.

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