Nella ex chiesa di San Pier Scheraggio esposti dal 20 al 29 marzo tre opere della Galleria recentemente restaurati
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La Galleria degli Uffizi di Firenze presenta il restauro di tre dipinti su tavola tra i più antichi della Galleria interamente finanziato dall’Associazione Amici degli Uffizi. Si tratta di due croci dipinte: la prima, appartenente alla cultura pisana del XII secolo (Croce 432, dal numero d’inventario) e, la seconda, caposaldo della pittura fiorentina di metà ‘200, attribuita al cosiddetto Maestro della Croce 434. Accanto a esse, un dittico della metà del Duecento, raffigurante la Crocifissione e la Madonna col Bambino e santi attribuito a Bonaventura Berlinghieri.
Le tre opere della pittura italiana delle origini saranno esposte temporaneamente nell’abside della medievale ex-chiesa di San Pier Schieraggio, prima di tornare nella Sala 2 della Galleria, che ospita, tra gli altri dipinti, le Maestà di Giotto, Cimabue e Duccio da Boninsegna. In futuro è previsto un nuovo allestimento della Sala 1 della Galleria degli Uffizi che conferirà adeguato risalto alle due croci e al dittico.
La prima croce dipinta (Croce 432), capolavoro appartenente alla cultura pisana della metà del XII secolo, è reputata di notevole importanza dagli studiosi per gli sviluppi della pittura medievale in Italia. L’opera propone un’ampia gamma di riferimenti stilistici nell’ambito dell’intensa circolazione culturale registratasi in quel periodo nel bacino del Mediterraneo: dalla miniatura siro-armena, alle icone del Monte Sinai, fino ai mosaici siciliani e al soffitto ligneo dipinto della Cappella Palatina di Palermo, opera di artisti musulmani.
La seconda croce dipinta (Croce 434) è un caposaldo della pittura fiorentina della metà del Duecento, attribuita per l’appunto al Maestro della Croce 434 personalità di matrice culturale lucchese, che non poco influenzerà il giovane pittore Coppo di Marcovaldo, antesignano di Cimabue.
La terza opera è un dittico della metà del Duecento attribuito a Bonaventura Berlinghieri, figlio di Berlinghiero capostipite della pittura lucchese, raffigurante la Madonna col Bambino e santi e la Crocifissione. L’intervento condotto da Manola Bernini ha consentito il recupero di una buona leggibilità per un’opera che, a circa 30 anni di distanza dalla sua esecuzione verso 1290, fu sottoposta a un interessante intervento di aggiornamento stilistico-culturale nei volti della Madonna e del Bambino da parte di un artista identificabile probabilmente con il lucchese Deodato Orlandi.