La mostra al museo Cantonale d'Arte della città svizzera
Segantini: La Vanità © Ufficio stampa
Il Museo Cantonale d'Arte di Lugano accoglie tra le sue sale fino al prossimo 12 gennaio una grande mostra ispirata ai miti ed ai misteri del simbolismo, sotto curatela di Valentina Anker. Un evento che è naturale collegare con quello del 2000 curato da Christoph Vorele, Matteo Bianchi e Pascal Ruedin a titolazione appunto "900. Simbolismo e Liberty nella pittura svizzera".
Quì si cerca di aggiungere ulteriori tasselli, non fosse altro perchè il periodo indagato, a cavallo tra Otto e Novecento, è assai fertile ed estramemente prolifico: pensiamo alle opere di Augusto e Giovanni Giacometti, di Ferdinand Hodler, di Edoardo Berta, di Giovanni Segantini, di Gaetano Previati e di Arnold Böcklin, per citare solo i più noti. Circa duecento i lavori scelti con cura, a svelare quattordici tematiche di fondo.
Il dialogo innescato però non si esaurisce sulle declinazioni simboliste cioè sul sogno, sul subconscio, sulla violenza e sulla morte e ancora sulla natura sublime e inquietante o sulla figura femminile angelica ed al tempo stesso demoniaca, ma su un parallelo Europa -Svizzera per non tralasciare gli aspetti meno indagati di alcuni maestri elvetici come Ferdinand Hodler.
Noi profani diremmo che in un periodo di incertezza, oggi come allora, significa puntare i piedi davanti al sogno, dopo averlo vissuto. E' la bellezza del passo indietro, animale e di danza, dove arte ed istinto sono indissolubilmente congiunti. Passiamo così attraverso tante pietre miliari dell'arte, fra tanti linguaggi diversi o eterogenee concezioni dello stesso movimento e restiamo ipnotizzati su Giovanni Segantini con quello che lui stesso definiva il suo più grande capolavoro "La Vanità (la fonte del Male)", 1897, o su Augusto Giacometti con la tela "Adamo ed Eva" del 1907.
Eppure, forse per gusto personale, è difficile staccarsi dalle opere di Gaetano Previati, probabilmente perchè fu tra i pochissimi a sfiorare il vertice del lirismo umanamente possibile nello "smaterializzare l'esistente e trasfigurarlo in paravenze di vetro filato, dove la concretezza delle cose illustrate appare bruciata da una vivida accensione poetica invece che abbandonata a vacillare irresoluta tra realtà e sogno" attraverso quello che Barilli spiegava proprio come "una sinfonia di linee flessuose, di movimenti reclinanti come di vita e piante piegate dalla bufera o dalla stanchezza autunnale (...) e il colore pettinato e striato originale di Previati accentua vieppiù a un livello microscopico di tessuto il generale ritmo filiforme, fibrillare su cui riposa l'immagine". E poi il diversissimo Arnold Bocklin con "La Musa di Anacreonte", 1873, dove la musa è la figlia sedicenne Clara o con "Il ritorno a casa", 1887. Una chiara poetica metafisica unita evidentemente al tormentato senso dell'enigma e dell'ambiguità, già riconosciuta da grandi del calibro di Klinger, Dalì e De Chirico.
Un'opera spaesante dove il ritorno a casa rappresenta il silenzio, l'isolamento, la psiche dell'uomo che è alla costante ricerca del significato della vita e di una realizazzione oltre il dolore, oltre il quotidiano. Troppo lungo sarebbe descrivere le molteplici impressioni scaturite dai diversi artisti ricordati e troppo personali i molteplici paralleli, ma un concetto di fondo appare universalmente valido.
Parlo della "svizzeritudine" cioè l'attitude svizzera, una sorta di mito non ancora pervenuto, di valori da conservare, una miscela di rigore e fortitudine celata e non sbattuta in prima pagina, non evidente di primo impatto ma portata a galla alla bisogna, senza indugi teatrali.
Come diceva Borges "qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d'un solo momento: quello in cui l'uomo sa per sempre chi è". Forse il pittore che più la incarna in Svizzera è proprio Ferdinand Hodler con le sue figure potenti, espressive, che eprimono bene l'idea del rituale e della forza interiore come in "La notte", 1889-1890, dove i corpi sono solo apparentemente rilassati e venati del "non colore" che copre con diverse gradazioni uomini ed anime. Non a caso è stato enfaticamente posizionato con i suoi maestosi 116x299 cm all'inizio del percorso, con il demone interamente vestito di nero a scuotere oltre al sonno del soggetto principale anche le coscienze.
© Ufficio stampa
Copertina MITI E MISTERI. Il Simbolismo e gli artisti svizzeri.
MITI E MISTERI. Il Simbolismo e gli artisti svizzeri.
Orari: Museo Cantonale d'Arte Martedì: 14-18; dal Mercoledì alla Domenica 10-18. Per il MUSEO CANTONALE D'ARTE
Orari: Museo d'Arte Villa Malpensata dal Martedì alla Domenica 10-18; il Venerdì 10-21. Chiuso il Lunedì. Per il MUSEO D'ARTE
Aperture straordinarie: 31 dicembre ore 10-16; 1 gennaio ore 14-18; 6 gennaio ore 10-18.
Ingresso: Tariffe due musei: 16 CHF; ridotto 12CHF . Fino ai 16 anni gratuito. Un museo: 12 CHF, ridotto 8 CHF. Fino ai 16 anni gratuito.
ENTRATA GRATUITA PRIMA DOMENICA DEL MESE.
Il 22 ottobre 2013 al Museo d'arte conferenza di Paolo Repetto "la musica e il simbolismo" ore 18,30 info via e-mail: mediazione@lugano.ch
Catologo in quattro lingue (italiano, tedesco, francese e inglese) a cura di Valentina Anker, edito da Somogy. Altri contributi critici: Pierre Rosenberg, Michel Draguet, Jean-David Jumeau-Lafond, Alexander Klee, Annie-Paule Quinsac, Sharon Latchaw Hirsh, Jacques Tchamkerten, Albert Levy, Cristina Sonderegger, Mathias Frehner, Laurence Madeline, Beat Stutzer e Marco Franciolli. 45 CHF.
Museo Cantonale d'Arte
Via Canova 10
Ch -6900 Lugano
Svizzera
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