Audace retrospettiva a 150 anni dalla nascita dell'artista norvegese al Palazzo Ducale
A centocinquant'anni dalla nascita di Edvard Munch, Palazzo Ducale di Genova, con la curatela del direttore della Pinacotheque di Parigi Marc Restellini, dedica al celebre pittore norvegese un'imperdibile retrospettiva. La mostra comprende anche la meno battuta fase di evoluzione artistica del naturalismo ancora di stampo impressionistico dell'artista, dove tuttavia le figure in primo piano non si contestualizzano nel paesaggio ma creano un complesso rapporto oppositivo e se vogliamo estraneo allo stesso. Presente la serie dei vampiri (come Vampire II, 1895, pietra litografica, inchiostro e raschietto) e delle "Madonne di un solo istante" e i magnifici ritratti per togliere il velo sulla logica quasi anarchica che ha sempre governato il pensiero dell'artista, oppositore sfrenato e sistematico di tutti i dogmi. Munch era in aperto e polemico contrasto contro tutto e tutti, perfino con le stesse correnti artistiche che aveva sperimentato o con le quali era entrato a contatto, con " 'impressionismo, col simbolismo, col naturalismo per inventarsi una forma di espressione artistica in rivolta contro quello che sin dalla sua infanzia gli è stato presentato come regola sociale''.
Altra punta di audacia per il curatore la realizzazione di una vera e propria "mostra nella mostra", che accanto all'esposizione principale rappresenta un’ anteprima assoluta per l’Europa: “Warhol after Munch”, una serie di opere realizzate da Andy Warhol (1928-1987) ispirate alla produzione del norvegese.
Vale a dire l’artista dei sentimenti più oscuri interpretato dall’artista pop per eccellenza accumunati però dall'uso spasmodico della ripetizione e della quantità come elemento portante della produzione artistica. Interessante tra le 6 opere di Warhol soprattutto "Eva Moducci", la violinista modella per le Madonne di Munch che da bellezza de fin de siècle si trasforma in icona anni Ottanta al pari di una nuova Marilyn Monroe.
Ma torniamo all'evento cardine, alla strada maestra con ben 80 opere, tra cui parecchi dipinti volti a sottolineare la figura tormentata di Munch, la malattia, la follia e la morte, quali angeli neri che vegliavano sulla sua culla fin dai primi vagiti, le paure e le nevrosi in genere che, come dalle preziose parole di Giulio Carlo Argan, non raffigurano "il cinico amaro, ma il veggente ispirato e premonitore del destino tragico della società, dellʼineluttabile caduta. (..) Come Ensor, ma con più lucida coscienza, anche Munch non ha creduto al superamento, al ribaltamento dellʼImpressionismo: dalla realtà esterna allʼinterna. La sua tendenza spiritualistica lo portava verso il Simbolismo, ma anche il Simbolismo andava rovesciato (..): attaccava le radici stesse dellʼessere, lʼesistenza e lʼamore, lʼamore diventava ossessione sessuale, la vita morte. La rappresentazione stessa doveva in un certo senso autodistruggersi: la parola doveva diventare, o tornare ad essere, urlo. Il colore doveva bruciarsi nella sua stessa violenza".
Una spinta esistenzialista e distruttrice che si fa fil rouge della grande mostra, collegamento e allo stesso tempo spiegazione delle sezioni più importanti , come la sala dedicata alla sorella tubercolotica cioè "La bambina malata I" (1896, litografia) che segna il tormentato senso di caducità dell'esistenza o la sezione "la natura che non urla" dove la vita schiacciata dall'afasia dell'angoscia si intravede anche quando i colori sono caldi e i corpi ancora pudichi a nascondere un giovane sesso o quando nella linearità cinetica di un paesaggio innevato alcuni alberi ambigui celano sembianze mostruose, proprio come in "Tronchi robusti nella neve" (1923, olio su tela).
Per questa chiave di lettura originale, per questo acceso spirito di contraddizione e di confutazione non si sente nella mostra la mancanza dell'opera più conosciuta di Munch, "L'Urlo", di cui tuttavia ne esistono quattro copie, tre conservate nei musei norvegesi e una battuta all'asta lo scorso anno da Sotheby's a New York per la cifra record di 120 milioni di dollari.
Altri punti a favore "la ricchezza dell'offerta (basti pensare che nei festeggiamenti oltre ad Oslo l'unica città che omaggia Munch è Zurigo con una mostra però di sole incisioni) e l'operazione di democraticità dell'arte visto che è stata realizzata per la comunità con le audioguide differenziate tra adulti e bambini gratis nel prezzo del biglietto e con un giorno al mese in cui per gli under 25 il prezzo di ingresso è simbolicamente di 5 € . Ma soprattutto questa mostra ha visto la luce senza alcun investimento pubblico e con soli sponsor privati", come afferma Luca Borzani, presidente Genova Palazzo Ducale.
Tre modi per non impattare sulla crisi, dall'interno del sistema come sulle persone comuni.
EDVARD MUNCH
Genova, Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
6 novembre 2013 - 27 aprile 2014
La mostra “Edvard Munch” è promossa dal Comune di Genova e da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura ed è prodotta da Arthemisia Group e 24ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con numerosi sponsor (Camera di Commercio di Genova, Costa Crociere e grazie a Knauf e Paul Wurth Italia, Ricola, Willis e Frecciarossa, Nh Hotels e Sky Arte hd...)
Il comitato scientifico della mostra Edvard Munch è composto da Richard Shiff, Øyvind Storm Bjerke, Petra Pettersen e Ina Johannesen.
Orari: da martedì a domenica (ore 9-19), lunedì (ore 14-19).
La biglietteria chiude un'ora prima.
Informazioni e prenotazioni: +39 0109868057 (infoline prevendita); + 39 010 5574012
Informazioni e prenotazioni scuole: +39 0105574004 o biglietteria@palazzoducalegenova.it
Catalogo: 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE - 34 euro in mostra 39 in libreria)
Biglietti: intero 13 €, ridotto 11 €, bambini 5 € Gruppi: ridotto 10 € Scuole: 5 € dai 3 ai 18 anni
Visite guidate Hashtag: #Munchge
Siti internet: www.mostramunch.it; www.palazzoducale.genova.it; www.munch150. no