Il giornalista Maurizio Bonassina e il fotografo Giuliano Grittini raccontano la poetessa in un libro edito da "La vita felice"
Era vanitosa, Alda Merini. E aveva capito che la fotografia, come la poesia, poteva renderla immortale. Così si spazzolava i capelli e con il rossetto pasticciato e rosso delle grandi occasioni era subito pronta a farsi glorificare da Giuliano Grittini ("L'unico fotografo che mi paga", amava ripetere) e a raccontarsi al giornalista Maurizio Bonassina.
E pazienza se spesso gli incontri avvenivano dopo una telefonata notturna, o se bisognava accompagnarla su e giù per l'Italia a ritirare premi con le inevitabili soste in autogrill dove spendeva più della metà del ricavato tra pupazzi e biciclette. Non è facile raccontare la poetessa dei Navigli. Anche se in molti hanno varcato la soglia della sua casa milanese, in pochi possono vantarsi di averla conosciuta davvero. Coccolata con l'amata coca cola e le banane. Bonassina e Grittini regalano attraverso flashback, tra racconti e immagini che catturano la sua anima in occasioni istituzionali e soprattutto private, un ritratto inedito della poetessa nel libro "Cara Alda" (12,50 euro), edito da "La vita felice" con prefazione del vicedirettore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi.
C'è la Merini che parla, anzi sparla, del Festival di Sanremo e Alda che minaccia di farsi saltare con il gas in una calda e solitaria estate, "quella misera fiamma che scalda i vecchi". Ci sono il solaio e i ricordi che aleggiano come fantasmi e la spazzatura da buttare via. E poi lettere personali e articoli scritti per i quotidiani. Ma anche emozioni e pensieri, lampi di poesia affidati alle persone delle quali si fidava e che non l'hanno mai tradita ma sempre e solo adulata: "La mia felicità è la rassegnazione. Sì, sto bene da sola, quando se ne vanno tutti e posso cominciare a pensare".
E ancora le foto con l'immancabile sigaretta e tra le cianfrusaglie di casa: "In questa piccola casa che tutti denigrano, dicono che è disordinata, non curata, polverosa. Ma questa polvere è polvere di farfalle come sono i pensieri. E se la togli non volano più". "Lei è un bell'uomo, venga su... così è cominciata la nostra collaborazione", racconta Grittini. Meno facile è stato invece per Bonassina: "Mi salvò la cravatta, lei amava gli uomini eleganti, all'inizio non mi fece entrare in casa, poi cominciò a spazzolarsi, era il segnale che mi aveva accettato, e mi aprì quella porta, per sempre".