© Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolles
© Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolles
Fino al 2 giugno a Palazzo Reale l'esposizione di 200 scatti unici d'epoca di uno dei più importanti autori del Novecento
© Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolles
© Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolles
A Parigi, alle sue architetture, ai suoi quartieri, anche a quelli più malfamati, e soprattutto ai parigini, Brassai ha dedicato tanta parte del suo lavoro con uno stile personale che ha fatto di lui uno dei padri della street photography. A Milano apre una mostra dedicata a uno dei più importanti autori del Novecento. Fino al 2 giugno Palazzo Reale ospita “Brassaï. L’occhio di Parigi”, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï Succession. La retrospettiva, occasione unica per accostarsi, a quarant’anni dalla sua scomparsa, all’opera del fotografo è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote dell'artista che detiene un’inestimabile collezione di stampe e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro.
"Esporre oggi Brassaï significa rivisitare quest'opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici. Significa immergersi nell'atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall'Europa dell'Est", afferma Philippe Ribeyrolles, curatore della mostra.
La mostra presenta più di 200 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita. Le sue fotografie dedicate alla vita della Ville Lumière, dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna, sono oggi immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.
Ungherese di nascita (il suo vero nome è Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassai in onore di Brassó, la sua città natale), ma parigino d’adozione, Brassai è stato uno dei protagonisti della fotografia del XX secolo, definito dall’amico Henry Miller "l’occhio vivo" della fotografia. In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse, e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 fu partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Brassai è stato tra i primi fotografi, in grado di catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e il suo popolo: lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari. Nelle sue passeggiate, il fotografo non si limitava alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi e confinati, dove la società si incontrava e si divertiva. È del 1933 il suo volume "Paris de Nuit "(Parigi di notte), un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese.
Le sue fotografie furono anche pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassai divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray. Brassai appartiene a quella “scuola” francese di fotografia definita umanista, per la presenza essenziale di donne, uomini e bambini all’interno dei suoi scatti sebbene riassumere il suo lavoro solo sotto questo aspetto sarebbe riduttivo. Oltre alla fotografia di soggetto, la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro innumerevoli graffiti testimonia il legame di Brassai con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet.
Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro viene notato da Edward Steichen, che lo invita a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956: la mostra “Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï” riscuote un enorme successo. I legami di Brassaï con l’America si concretizzano anche in una assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar”, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per “Harper’s Bazaar” il fotografo ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in quest’occasione saranno pubblicati nel volume "Les artistes de ma vie", del 1982, due anni prima della sua morte. Brassaï scompare il 7 luglio 1984, subito dopo aver terminato la redazione di un libro su Proust al quale aveva dedicato diversi anni della sua vita. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.