© © Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l.
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Alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo fino al 30 giugno per riscoprire la complessità del poliedrico maestro
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Un apolide dell’arte che riscrive le istruzioni per l’uso del mondo. Bruno Munari tra prelibri, macchine inutili, forchette gesticolanti, tavole tattili e un’infinità di oggetti possibili è stato una delle personalità più importanti della cultura del XX secolo con sua attività nel campo dell’arte, del design e della comunicazione, che hanno rappresentato solo momenti diversi di un’unica attività progettuale. La mostra "Bruno Munari. Tutto" alla Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma fino al 30 giugno celebra uno dei più grandi geni creativi, definito da Pierre Restany il Leonardo e il Peter Pan del design italiano.
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Nella mostra sono concentrati settant’anni di idee e di lavori di Bruno Munari (aveva iniziato la propria attività durante il cosiddetto Secondo Futurismo, attorno al 1927) in tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia: proprio per la difficoltà di dirimere chiaramente i territori linguistici da lui affrontati nel corso del tempo, la rassegna non è suddivisa per tipologie o per cronologia, ma per attitudini e concetti, in modo da poter mostrare i collegamenti e le relazioni progettuali tra oggetti anche apparentemente molto diversi l’uno dall’altro.
Grafica, oggetti, opere d’arte, "Tutto" risponde a un metodo progettuale che si va precisando con gli anni, con i grandi corsi nelle università americane e con il progetto più ambizioso, che è quello dei laboratori per stimolare la creatività infantile, che dal 1977 sono tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare. Il lavoro di Munari negli ultimi anni è stato oggetto di una rinnovata attenzione, finalmente anche in campo internazionale, dopo i riconoscimenti ottenuti in vita, soprattutto in Paesi quali il Giappone, gli Stati Uniti, la Francia, la Svizzera e la Germania, oltre naturalmente all’Italia.
“Munari - spiega Marco Meneguzzo insigne studioso munariano e curatore della mostra - è una figura molto attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono limiti fra territori espressivi. È un esempio di flessibilità, di capacità di adattamento dell’uomo all’ambiente. Il suo metodo consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e di volerlo ogni volta superare”.
Bruno Munari (1907-1998) ha svolto attività di graphic designer, industrial designer, scrittore, docente, formatore rivolgendosi sempre a un pubblico indifferenziato. L'azione estetica di Munari rappresenta l’intervento di un curioso che vuole guardare e toccare, e con la sua sperimentazione forza il limite e supera il convenzionalismo. Esordisce partecipando, a partire dal 1927, alle mostre futuriste in Italia e all’estero. Nel 1930 realizza una “Macchina Aerea” e successivamente le sue famose “Macchine Inutili”. Nel 1947 con l’opera “Concavo-convesso”, l’artista estende la ricerca in una direzione più propriamente installativa grazie all’uso della luce. La sperimentazione in questa direzione prosegue nel 1951 con le “Proiezioni dirette”. Questa ricerca, che anticipa di alcuni anni molte tendenze artistiche legate ai nuovi media, si sviluppa con la scomposizione della luce attraverso il filtro Polaroid e con la messa a punto delle “Proiezioni polarizzate”. Nel 1948 inventa i “Libri Illeggibili”: libri senza parole che raccontano storie per mezzo di immagini, linee, colori, pagine ritagliate, piegate, trasparenti, con fili di cotone e altri inserti. Nel 1955 espone con una mostra personale al MoMA di New York. Nel 1958 arricchisce il concetto di scultura planare realizzando le “Sculture da viaggio”. Nel 1963 inizia a sperimentare le possibilità creative delle macchine fotocopiatrici Rank Xerox e crea opere uniche, chiamate “Xerografie Originali”. Nel 1977 progetta alla Pinacoteca di Brera a Milano i laboratori per bambini, focalizzati sulla sperimentazione e la formazione di processi creativi, un’attività che lo condurrà nel tempo alla formulazione teorica del “Metodo Bruno Munari. Laboratorio di educazione al pensiero progettuale creativo”. Ha realizzato negli anni molte opere iconiche come le Forchette parlanti, i Negativi- Positivi, i Colori nella Curva di Peano, i Fossili del 2000.