La scrittrice sul palco fa una dedica speciale alle donne: "Che possiate leggere e scrivere in qualunque parte del mondo"
© Ansa
Giulia Caminito con "L'acqua del lago non è mai dolce" (edito da Bompiani) ha vinto la 59.ma edizione del Premio Campiello. La scrittrice ha avuto 99 voti sui 270 arrivati dalla Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi. "Ho indossato le scarpe rosse per dedicare il premio alle possibilità delle donne di leggere e scrivere ovunque", ha detto Caminito nel ricevere il riconoscimento all'Arsenale di Venezia.
Al secondo posto, "Se l'acqua ride" (Einaudi) di Paolo Malaguti, 80 voti, al terzo "Sanguina ancora" (Mondadori) di Paolo Nori, 37 voti, al quarto "La felicità degli altri" (La nave di Teseo) di Carmen Pellegrino, 36 voti e al quinto "Il libro delle case" (Feltrinelli) di Andrea Bajani, 18 voti.
Già nella cinquina del Premio Strega 2021, la scrittrice romana, nata nel 1988, arrivata a Venezia molto provata dalla stanchezza ma "molto contenta di essere qui", ha raccontato una storia dura, la sfida all'infelicità di Gaia, bambina e poi adolescente nel vuoto degli anni Duemila, tra la periferia di Roma e Anguillara Sabazia sul lago di Bracciano, con una famiglia disastrata. "E' la storia di un mancato riscatto" ha detto la Caminito, che ha voluto dedicare il premio alle donne. "Indosso le scarpe rosse per dedicare il Premio alla possibilità delle donne di leggere e scrivere ovunque" ha commentato a caldo ringraziando tutti e precisando di aver avuto un problema di salute che sta risolvendo.
La rabbia è importante in questa storia: "mi sono occupata di rabbia politica, anarchica, funzionale a un'azione collettiva. Qui, quella di Giaia è una rabbia privatissima, individualista. Lei ha un suo percorso, i suoi desideri. La domanda sospesa è il rapporto tra la rabbia pubblica e la rabbia privata. Noi seguiamo il suo percorso in cui gli atti di violenza si accavallano" ha spiegato la scrittrice.
Per la prima volta nel suggestivo scenario dell'Arsenale di Venezia, nella 59.ma edizione il Premio Campiello ha lasciato di nuovo il Gran Teatro la Fenice, dopo l'edizione 2020 in Piazza San Marco. Molto teatrale l'impatto della serata finale, condotta da Andrea Delogu con la partecipazione straordinaria di Lodo Guenzi che ha cantato 'Una vita in vacanza' de Lo Stato Sociale. Al secondo posto Paolo Malaguti con 80 voti per 'Se l'acqua
ride' (Einaudi) in cui ci trasporta lungo i canali veneti quando tutto sta cambiando, negli anni 60, con la storia di Ganbeto. "Forse abbiamo avuto troppa fretta, abbiamo avuto poco affetto per il mondo di prima" ha spiegato Malaguti. A larga distanza Paolo Nori con 'Sanguina ancora' (Mondadori), dedicato all"incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij,37 voti. Al quinto, quasi a pari merito con Nori, 'La felicità degli altri' (La nave di Teseo) di Carmen Pellegrino, 36 voti, storia di una donna che ha imparato a parlare con le ombre, Cloe, in cui la scrittrice ha dato voce al dolore per la perdita del fratellino e al desiderio di essere amati e al quinto Andrea Bajani con 'Il libro delle case' (Feltrinelli), già nella cinquina del Premio Strega 2021, in cui racconta la storia di io indefinito costruita attraverso le case che ha vissuto.
Ad aprire la serata una standing ovation in ricordo di Daniele Del Giudice, lo scrittore scomparso tra l'1 e il 2 settembre, vincitore del Premio Campiello alla Carriera 2021. "Il Campiello è un giorno di festa ma non posso scordarmi che giovedì scorso è mancata una persona cara a tutta la nostra cultura" ha detto il presidente di Confindustria Veneto e de La Fondazione Il Campiello, Enrico Carraro prima che il pubblico si alzasse in
piedi. L'autore de 'Lo stadio di Wimbledon' è stato ricordato attraverso le sue parole in un'intervista presa dalle Teche Rai e da Ernesto Franco, direttore editoriale della Einaudi e suo grande amico.
Nel corso della serata consegnati anche il Premio Campiello Giovani 2021 ad Alice Scalas Bianco per 'Ritratto di Parigi' e il Premio Opera Prima a Daniela Gambaro per 'Dieci storie quai vere' (Nutrimenti) e un ricordo di Mario Rigoni Stern nel centenario della nascita.