Dal 3 maggio al 2 giugno, la Biennale "pop" che accende Dakar
di Luisa IndelicatoQuando pensiamo a Dakar la prima cosa che balena alla mente è la mitica Paris-Dakar. Non tutti sanno, però, che la capitale del Senegal, da una decina di anni a questa parte, ospita anche la Dak'Art, la Biennale di arte africana con tutte le carte in regola per diventare presto un punto di riferimento mondiale. Non a caso il Senegal è il Paese di Leopold Senghor, primo presidente della Repubblica indipendente, dal 1960 al 1980, nonché grande poeta e intellettuale del risveglio afro oltre che padre della Negritude, il movimento artistico nato come riscatto dal pensiero coloniale predominante e "fascista".
Un movimento dell'emancipazione, ma anche dell'apertura. Per dirla con Senghor infatti "la vera cultura è mettere radici nel più profondo della terra natia" e "aprirsi alla pioggia e al sole, ai fecondi rapporti delle civiltà straniere".
Mettere radici e aprirsi - E' questo il leitmotiv che percorre tutta la Dak'Art 2016, quest'anno sotto la direzione di Simon Najm, co-fondatore di Revue noir, rivista d'arte non più edita nata negli anni '90, che ha portato alla diffusione della cultura e delle arti africane in Occidente. Il filo conduttore è quindi quello di incontro e riscoperta dell'Africa attraverso gli occhi degli artisti nati nel Continente nero e quelli della diaspora in un gioco di rimandi e sguardi incantatori con l'Occidente. Ma apertura anche nel senso più popolare del termine intesa come arte gratuita e accessibile a tutti, spalmata nei vari quartieri della vivace, e in continuo cambiamento, Dakar.
L'inaugurazione - Nella mattinata del 3 maggio i battenti sono stati aperti con presentazioni e vernissage di rito - in programma sostanzialmente per tutta la Biennale che si conclude il 2 giugno. Il party di inaugurazione a La Gare ferroviaire ha dato il via agli appuntamenti serali. Musica e danze afro hanno "vivificato" la vecchia stazione dei treni in stile coloniale, suggestiva e decadente, ogni sera punto di ritrovo di artisti, galleristi, curatori, giornalisti e comuni cittadini.
I siti principali della Biennale - Le due sedi principali dell'Esposizione sono l'Ancient Palais de Justice, una struttura mastodontica di due piani a pianta rettangolare, con un patio centrale a colonne e su ogni lato quelle che erano state le aule d'udienza dedicate ai 66 artisti ospitati. E il Museo dell'Ifan. Opere d'arte pittorica, fotografia, arte concettuale e visual si susseguono all'interno dell'ex tribunale e all'interno del Museo di arte africana. Ma è tutta Dakar ad aprirsi allo spirito della Biennale in ogni suo angolo.
La Biennale Off - Dak'Art 2016 è anche la Biennale Off. E quest'anno come non mai grazie alla cura di Mauro Petroni, artista italiano trasferitosi per affinità elettiva in Senegal. Gallerie, studi, negozi, alberghi, interi quartieri sono diventati i tanti cuori nevralgici dell'Esposizione Off. Tanti battiti di cultura e quindi speranza ed emancipazione hanno illuminato e illuminano fino al 2 giugno l'ospitale città delle aquile del West Africa.